ATP Roma 2019: Top & Flop

GRAZIE ROMA! Un’altra bellissima edizione degli Internazionali d’Italia si è conclusa ieri con la vittoria del campione uscente: Rafael Nadal. Una settimana bellissima e ricca di storie e di momenti epici. Ripercorriamoli assieme.

FLOP. Partiamo dalle note stonate. Prima su tutti è la questione meteo: maggio, a Roma, che clima ti aspetti? Ponentino, cielo terso e un gran bel sole, con qualche nuvoletta qua e là. Ecco, esattamente il contrario. Mai una giornata con il cielo terso, freddo pazzesco e nubifragi. Mercoledì la giornata più incredibile, con un clima da Milano a novembre. Scenari apocalittici. Tutto questo ha costretto gli organizzatori ad un giovedì incredibile con doppi match per tutti. Contentissimi i tifosi con i biglietti del giovedì, meno felici i giocatori di fare due partite in una e di pessimo umore i possessori dei biglietti del mercoledì. La doppia giornata ha mietuto vittime illustri: tra queste il primo flop, Fabio Fognini. La fantastica vittoria monegasca ha alzato l’asticella sul tennista ligure, illudendo tutti che potesse bissare: difficile, ma ce lo auguriamo per il tennis azzurro. Fogna ha dovuto arrendersi a Tsitsipas (nome da tenere caldo per i top) ma non è mai entrato in partita e poi ha ritenuto opportuno lamentarsi pubblicamente. Il solito, robboso, Fognini. Da un pazzo, ad un altro: Nick Kyrgios. Di inchiostro se ne è speso finché mai. Certo ha regalato alcuni tra i punti più belli di questa edizione nel primo turno ma poi ha totalmente perso il controllo nel secondo match, lanciando un tavolino in campo dopo un break. Bello (tennisticamente parlando) e dannato. O forse solo dannato. Meno fuori di testa ma di sicuro fuori luogo è Dominic Thiem. L’asutriaco si è arreso a Verdasco nel celebre “doppio giovedì”. Verdasco (tra i top della settimana) è un grande giocatore, ma ha 35 anni: Thiem 10 di meno. Perdere ci sta, ma lamentarsi subito dopo cercando scuse non gli fa onore. Inoltre, l’austriaco deve, come minimo, arrivare in semifinale a Roma. Quello è il posto che gli compete. Un altro da cui è legittimo aspettarsi di più è Alexander Zverev. Ormai è sempre più difficile capire il tedesco. Sembra che sia in campo il suo gemello scarso. Perdere in due set contro Berrettini (non ce ne voglia Matteo, tra i top dell’anno, non solo della settimana) non era pensabile fino a 7 mesi fa. Zverev si è perso e sembra lontanissimo dal ritrovarsi. Torna a casa Alex. Ultimi a fare parte dei flop sono i Next Gen. Tsitsipas non ne fa ormai più parte, e quindi l’allegra banda di giovani ribelli che a Montecarlo aveva fatto presagire un possibile passaggio di consegne si è infranta sui big three. Coric, Shapovalov, Auger Aliassime sono crollati. Ci vuole ancora del tempo, tanto tempo per loro.

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TOP. Se i Next Gen deludono, i big three hanno rimesso in chiaro le cose. Partiamo dal grande maestro: Roger Federer. Annuncia il ritorno e i prezzi decollano e l’afflusso di tifosi è stato da record in quel di Roma. Per quanto lo svizzero ami Roma e giocare qui, il suo feeling con il torneo non è mai decollato: dalla sanguinosa finale contro Mantilla passando per le cocenti sconfitte con l’eterno amico-nemico Nadal. Quest’anno non fa eccezione. Gli è toccato giocare due volte nello stesso giorno, su terra battuta. Non proprio l’ideale per il leggendario quasi quarantenne.  Sousa e Coric gli avversari di giornata. Sconfitti entrambi, passeggiando sul primo ma soffrendo contro il secondo. Roger ha dovuto cedere: uno dei rarissimi ritiri di Federer che non ha battuto ciglio e non si è lamentato di nulla. Vero, Dominic? Se Federer ha sofferto, Novak Djokovic ha letteralmente combattuto tutti i giorni. Il serbo è tornato. Madrid gli ha dato quella confidence sul gioco che lo rende imbattibile quasi per chiunque. “Casi” direbbe un certo ragazzaccio di Maiorca. Regolati agilmente Shapovalov e Kohlschreiber, inzia la guerra, una guerra tra Serbia e Argentina. Primo avversario: Juan Martin del Potro, da Tandil. Il gigante buono, amatissimo da tutti, è uno dei top della settimana. È uno stupendo ritorno anche perché nonostante la lunga lontananza dai campi, Delpo ha davvero rischiato di eliminare Djokovic. Filippo Volandri ha brillantemente definito l’argentino, paragonandolo a Thor con il suo martello. L’argentino ha picchiato come ai tempi d’oro ed è arrivato ad un passo da una vittoria stupenda. Sì, ma quando dall’altro lato della rete, nulla è certo. E infatti, Nole annulla i due match point, porta il match al terzo, in un territorio atletico dove in pochi possono respirare. Delpo crolla. Il match termina all’una di notte in un abbraccio di applausi. Equamente divisi tra il vincitore ed il vinto.  Stesso fato per il nanerottolo di Buenos Aires: Diego Schwartzman. Altro super top della settimana, alla prima semifinale in un Master 1000. È riuscito a trascinare anche lui Nole al terzo ma quello è un territorio per pochi.

Ecco quel territorio è la casa prediletta del vincitore: Rafael Nadal, il vero top della settimana romana. Arrivava da Madrid, dove aveva perso in semifinale. In moti lo vedevano in fase calante. Quanto è facile dare l’estrema unzione a questi tre: facile e sbagliato. Le motivazioni che spingono questi tre a gettarsi sempre un passo oltre il loro limite fanno la differenza ormai da anni. Che torneo è stato quello di Rafa? Ha acceso il frullatore e ci ha messo dentro chiunque provasse a opporsi al suo vorticoso ritorno. Chardy, Basilashvili, Verdasco e Tsitsipas sono stati travolti senza pietà. Rafa su questa superificie e con questa voglia non è battibile. Non ha lasciato un set a nessuno. Lo sguardo di Nadal faceva letteralmente paura. Ferito nell’orgoglio da Fognini a Montecarlo, da Thiem a Barcellona e da Tsitsipas a Madrid, Nadal ha accumulato rabbia e voglia di vincere e l’ha sfogata sul campo. Un tornado. Anche Djokovic ha potuto poco. Primo set della finale concluso con un violento 6-0 che lascia ben poco da dire. Poi Nole come Spiderman ha usato le sue ragnatele e portato lo spagnolo nel fatidico terzo set. Terreno ostico sì, ma per gli altri. Questo Rafa ha dominato anche lì, dimostrando di essere un campione autentico. Nona firma nella capitale italiana. Oltre i big three ci sono anche altri top: primi su tutti i già citati Schwartzman e Del Potro hanno fatto un grande exploit, attirandosi la simpatia del pubblico. Ma chi su tutti merita ancora tanto inchiostro è Stefanos Tsitispas. Ne ho fatto accenno diverse volte. Tsitsi è numero 7 al mondo e sta competendo alla pari con tutti, sta dimostrando di essere il vero Next Gen pronto a dare filo da torcere ai tre tiranni. Bellissimo da vedere: elegante, con una folta chioma molto ellenica, gambe veloci come un moderno Hermes in calzoncini. Solo un Nadal in condizioni eccezionali e con il dente avvelenato ha potuto fermarlo. Ora lo attende il test più importante: il Roland Garros con i suoi 5 set. Ultimi ma non ultimi, gli azzurri. Certo con così tanti in tabelloni forse ci si aspettava di più, di vederne almeno uno nei quarti. La sfortuna vuole che ci fosse Tsitsi sulla loro via. Ottimi segnali da Sinner, che sembra già pronto e adatto al circuito maggiore. Berrettini ha caduto davanti a Schwartzman che ha poi fatto semifinale. Cecchinato ha perso male contro Kohlschreiber e di Fognini ho già parlato. Ma avere a questo livello così tanti giocatori credibili è un ottimo segnale e sintomo che il tennis maschile italiano può fare grandi cose.

La stagione della terra rossa sta per arrivare al suo momento più importante: il Roland Garros. Si parte il 26 maggio. Nadal fa paura e Djokovic pure. I Next Gen saranno al loro ennesimo esame di maturità. Gli azzurri sapranno regalare un altro semifinalista come Cecchinato un anno fa? Le aspettative sono alte come sempre. E non verranno deluse.

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