Fognini saluta Roma tra emozione e rimpianti: “La Davis? Una ferita aperta”

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Un addio tra lacrime, applausi e verità mai taciute

Fabio Fognini ha scelto Roma, la sua Roma del tennis, per dire addio a uno dei palcoscenici che più hanno segnato la sua carriera. Un saluto che sa di gratitudine, di bilanci, ma anche di un’amarezza che non riesce a svanire: “Grazie Roma, è stato un bellissimo viaggio”, ha detto visibilmente commosso al termine del match contro Jacob Fearnley, l’ultimo agli Internazionali BNL d’Italia.

Non è ancora il ritiro ufficiale, ha voluto chiarirlo subito: “Non mi ritiro oggi. Giocherò fino a fine anno, poi parlerò con il capofamiglia” – ha detto con uno sguardo alla moglie Flavia Pennetta, inquadrata con le lacrime agli occhi – “e deciderò il mio futuro.” Un futuro che, come lascia intendere, sarà condiviso con la sua famiglia, che per Fabio ha sempre rappresentato un punto fermo: “Abbiamo dei figli, la seconda andrà a scuola a settembre. Per ogni cosa c’è un inizio e una fine, bisogna dare spazio a loro.”

Il tributo di Roma a un campione autentico

Durante l’omaggio in campo, le immagini sul maxi-schermo hanno ripercorso i momenti salienti della carriera di Fognini: le vittorie, le battaglie, i trionfi in Coppa Davis e l’indimenticabile successo a Monte Carlo, che lo proiettò nella top ten del tennis mondiale. Il pubblico ha risposto con affetto sincero, restituendo calore a un campione che ha sempre diviso ma mai lasciato indifferenti.

Fognini è stato un protagonista discusso, ma autentico. Un talento purissimo, a tratti indomabile, ma capace di regalare emozioni vere. Come lui stesso ha ricordato: “Vorrei essere ricordato come un ragazzo che in questo sport ha messo sempre tanta passione. Che ha sbagliato tanto, è vero, ma che ogni volta ha chiesto scusa.”

La Coppa Davis, orgoglio e dolore

Se c’è una pagina che Fognini non è riuscito a voltare con serenità, è quella legata alla Coppa Davis. Il campione ligure ha fatto parte della squadra italiana per anni, trascinandola spesso con prestazioni memorabili, ma non ha mai avuto la possibilità di essere in campo nelle recenti finali vinte a Malaga.

“La Coppa Davis per me è stata tutto”, ha ammesso con occhi lucidi. “Negli ultimi anni ho potuto solo tifare, e sono contento per i ragazzi. Ma quella è una ferita che porterò sempre con me.” Parole che suonano come una confessione sincera, un rimpianto che va oltre le convocazioni mancate, e che riguarda il profondo legame emotivo con la maglia azzurra.

Fognini non nasconde le tensioni avute in passato con l’ambiente: “Ci sono stati momenti in cui ero giovane e ribelle e ci sono stati un po’ di attriti.” Ma il suo attaccamento alla nazionale è rimasto intatto, così come il dolore per non aver condiviso quei trionfi da protagonista.

Un addio che è solo un arrivederci

Il saluto di Fognini a Roma è stato un momento di verità, lontano dalle retoriche preconfezionate. In tribuna, anche Corrado Barazzutti, ex capitano di Davis, ha assistito all’ultima recita romana del suo ex pupillo, cui Fognini ha scherzosamente ricordato: “Capità, tu mi facevi giocare singolo e doppio… hai visto nel video quella voleé?”

Ora il tennista si prepara agli ultimi appuntamenti della sua carriera, con la stessa passione che lo ha sempre accompagnato, ma con la consapevolezza che qualcosa dentro resterà incompiuto. Roma lo ha salutato con affetto, come si fa con chi, pur nei suoi limiti e nelle sue contraddizioni, ha dato tutto.

E questo, nel tennis e nella vita, conta più di ogni vittoria.

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