Jannik Sinner è tornato a calcare i campi del Foro Italico da numero uno al mondo con una novità che non è passata inosservata: un piccolo dispositivo posizionato sulla schiena, sotto la maglietta, che ha suscitato curiosità tra tifosi e addetti ai lavori. Si tratta di un GPS con cardiofrequenzimetro integrato, un’innovazione tecnologica che il tennista altoatesino ha scelto di indossare non solo in allenamento, ma anche durante i match ufficiali agli Internazionali d’Italia.
Il sensore ha fatto la sua prima apparizione pubblica nella partita d’esordio contro Mariano Navone, ma è stato nel match successivo, contro l’olandese Jesper de Jong, che ha attirato l’attenzione: durante un cambio campo, Sinner si è tolto la maglia sudata per liberarsi del dispositivo, probabilmente infastidito dal caldo romano e dalla fascia aderente necessaria per fissarlo sulla parte alta della schiena.
Il GPS indossato da Sinner è simile a quelli già ampiamente utilizzati in discipline come calcio, atletica e ciclismo. Non si limita a indicare la posizione in campo, ma monitora in tempo reale frequenza cardiaca, velocità, chilometri percorsi, intensità dello sforzo e dinamiche di movimento. Informazioni cruciali per uno sportivo di vertice, specialmente dopo uno stop forzato come quello che ha colpito Sinner nei mesi scorsi.
Dopo tre mesi di inattività a seguito di una squalifica per positività al Clostebol — poi patteggiata — il team guidato dal preparatore Marco Panichi ha scelto di sfruttare la pausa per un lavoro fisico mirato, impostato come un ciclo di preparazione da sport individuale di resistenza: potenziamento muscolare, sviluppo della resistenza e coordinazione sono stati gli obiettivi chiave. Il sensore è servito da “controllore silenzioso”, registrando ogni segnale utile a verificare la risposta dell’organismo allo sforzo e permettere un ritorno graduale, ma solido, alla competizione di altissimo livello.
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L’introduzione del GPS nei match ufficiali è stata recentemente autorizzata da ATP e WTA. Un cambio di paradigma per un mondo, quello del tennis, dove la tecnologia durante la partita era finora relegata a strumenti per gli arbitri o analisi post-gara. La scelta di Sinner si inserisce così in un nuovo approccio scientifico alla performance, dove ogni battito cardiaco e ogni metro percorso vengono misurati e analizzati.
La strategia ha una logica ferrea: Sinner basa il suo stile di gioco su un pressing costante da fondo campo, con movimenti rapidi e continui per comandare lo scambio. Grazie al GPS, il suo staff può ora analizzare esattamente dove si muove, quanto tempo trascorre in ciascuna zona del campo, quante accelerazioni compie e come reagisce il suo corpo nei momenti di massimo sforzo. In particolare, il dispositivo permette di distinguere quando l’atleta resta in una soglia aerobica, gestibile e produttiva, oppure entra nella temuta zona anaerobica, quella in cui il corpo inizia a produrre acido lattico e la fatica si accumula più rapidamente.
Secondo il cardiologo dello sport Daniele Andreini, “questi strumenti sono fondamentali per conoscere la soglia anaerobica entro cui allenarsi e ottimizzare la prestazione sportiva”, specialmente in sport ad alta intensità come il tennis, dove ogni scatto verso la rete o rincorsa per una palla angolata rappresenta un test massimo per cuore e muscoli.
Il gesto di togliersi il GPS durante il match con de Jong non è solo una curiosità da telecronaca. È il simbolo di un tennis che cambia: un mondo dove la fatica non è più solo percepita, ma misurata, letta, interpretata. Dove la gestione dello sforzo è programmata con la stessa precisione con cui si prepara un servizio o una risposta. E dove anche il più piccolo dato raccolto può fare la differenza tra una semifinale e una vittoria.
Sinner, con questa scelta, non solo mostra di voler tornare al vertice dopo lo stop, ma anche di voler ridefinire i confini della preparazione fisica nel tennis moderno. La tecnologia non sostituisce il talento, ma lo potenzia. E in un’epoca dove la distanza tra i migliori si gioca su dettagli invisibili, quei numeri invisibili sulla schiena potrebbero valere molto più di quanto si veda a occhio nudo.
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