Un ritorno atteso, tra emozioni e consapevolezze
Dopo tre mesi di assenza dai campi, Jannik Sinner è tornato davanti ai riflettori. La cornice è quella suggestiva del Foro Italico, dove il numero uno del mondo si appresta a disputare gli Internazionali d’Italia con un misto di curiosità, gratitudine e un sano distacco dai riflettori. Ad accoglierlo, una sala stampa gremita e un Paese intero in attesa di vederlo di nuovo in campo, proprio a casa sua.
Sinner non si è sottratto alle domande, raccontando con grande apertura il suo percorso degli ultimi mesi. Una pausa che, se da un lato ha interrotto la sua scalata sportiva, dall’altro gli ha permesso di ritrovare il proprio centro: “Ho vissuto le mie giornate coi ritmi di altre persone, mi ha fatto molto piacere. Sono contento di come abbiamo gestito il periodo, non era facile”.
Una pausa utile, ma non facile
Il tennista altoatesino ha spiegato come i tre mesi di sospensione siano stati anche un’occasione per riflettere e riscoprire legami profondi, come quelli con la famiglia e gli amici. All’inizio della pausa, ha confidato, non aveva ben chiaro cosa volesse fare, ma è tornato a casa, ha rallentato e ha trovato sostegno nelle persone più vicine: “Fuori dal campo, sono loro che ti danno la forza di andare avanti, di sorridere”.
Nonostante l’inevitabile frustrazione per l’impossibilità di allenarsi – e persino di assistere ad eventi sportivi dal vivo – Sinner ha scelto di affrontare la situazione con maturità: “All’inizio non potevo neanche andare a vedere una partita di calcio o seguire gli amici nel ciclismo. Ma ho cercato di trarre il meglio da questa situazione”. Una parentesi forzata, sì, ma che ha contribuito a rafforzare il suo equilibrio.
L’importanza di restare sé stessi
Malgrado il peso delle aspettative, Jannik ha ribadito con forza la sua identità. “Sono un ragazzo semplice, bravo a giocare a tennis, ma non cambio il mondo”, ha detto, in una delle frasi più significative della conferenza. Il successo, ha sottolineato, non ha modificato la sua visione delle cose, né la sua umiltà. La “Sinner-mania”, come l’ha definita un giornalista, sembra quasi infastidirlo: lui preferisce restare con i piedi per terra, ricordando sempre da dove è partito – “un paesino di duemila persone in montagna” – e chi gli è stato vicino.
Nel raccontare i rapporti con i colleghi, non ha nascosto un certo disincanto: “All’inizio della sospensione ho ricevuto messaggi da alcuni giocatori, da altri me li aspettavo ma non sono arrivati. È normale, ognuno vuole vincere”. Tuttavia, ha anche ricordato con piacere gli allenamenti con Jack Draper e i momenti condivisi con Lorenzo Sonego, dimostrando che, anche in uno sport individuale, le connessioni personali contano.
Pronto a ricominciare, ma con calma
Il ritorno a Roma non sarà segnato da pressioni eccessive. Sinner ha chiarito che il vero obiettivo è Parigi, e che il torneo capitolino rappresenta per lui una tappa di valutazione: “Sono qui per vedere a che livello sto. Non sono qui per battere chiunque, ma per passare il primo turno e vedere che succede”.
Dopo un mese senza toccare la racchetta – cosa che non gli capitava dall’età di cinque anni – ha ripreso gradualmente. I primi allenamenti sono stati segnati da piccoli fastidi, come le vesciche alle mani, segno di quanto il corpo abbia dovuto riadattarsi. Ma ora, ribadisce, si sente pronto, fisicamente e mentalmente. “Abbiamo fatto il massimo in questi mesi, siamo freschi e pronti”.
Anche il fatto di essere ancora il numero uno del mondo, nonostante l’assenza, lo sorprende solo in parte: “Non guardavo molto tennis. Ho iniziato a studiare di nuovo gli altri solo da Madrid. Ma la Race per Torino conta più della classifica ATP per capire davvero il momento dei giocatori”.
Roma nel cuore, Parigi nella testa
L’abbraccio del pubblico italiano sarà fondamentale per il suo ritorno. Sinner ha parlato con emozione della sensazione di tornare in campo davanti alla sua gente: “La cosa più bella sarà vedere la gente, il tifo. Non ho paura, sono solo felice di essere qui”.
Sebbene mantenga aspettative basse dal punto di vista dei risultati, è evidente quanto questo torneo sia per lui un simbolo: il ritorno alla normalità, il primo passo verso nuovi obiettivi. Una ripartenza costruita sulla sincerità, sulla resilienza e su una consapevolezza nuova, che lo rende oggi non solo un campione, ma anche un esempio di equilibrio personale.