Internazionali di Roma, la FIT studia un piano per poter disputare il torneo

La FIT sta studiando varie opzioni per poter disputare il torneo in autunno, valutando lo svolgimento a porte chiuse o la dislocazione in un’altra sede

La stagione tennistica è congelata, ma la FIT sta facendo di tutto per poter disputare il torneo in autunno valutando anche l’ipotesi di cambio sede e superficie di gioco.

Secondo Anthony Fauci, capo della task force americana contro l’emergenza Covid19, gli sport professionistici potranno tornare solo se si disputeranno a porte chiuse e solo se gli atleti saranno al sicuro.

Gli Internazionali di Roma al momento sono solo posticipati, si lavora per poterli disputare nella finestra di stagione su terra attualmente programmata dopo la finale degli UsOpen il 13 settembre.

Il torneo più importante, e quello che ha creato più polemiche è il Roland Garros, e in un articolo uscito su “La Gazzetta dello Sport”, Angelo Binaghi traccia una linea guida sulle normative igieniche da poter adottare.

“Difficile pensare a trasporti aerei, si dovrà pensare a spostamenti automobilistici tra Madrid,Roma e Parigi(Madrid ha comunque optato per la  cancellazione del torneo). I giocatori dovranno alloggiare nello stesso hotel, dovranno viaggiare solo con l’allenatore e non avranno a disposizione 15 pass.Venendo al campo, solo giudice di sedia con mascherina, panchine distanziate, niente giudici di linea, raccattapalle e ragazzi per gli asciugamani come alle #NextGenFinals.”

Il presidente Binaghi spiega anche come si intende gestire il pubblico, intervenuto sempre in numero massiccio al torneo.

“Ingressi scaglionati, file ordinate e distanza di almeno un metro sulle tribune e secondo il responsabile degli impianti del Coni, Diego Nepi Molineris, il Foro per come è strutturato avrebbe bisogno di pochi giorni per adattarsi.”

Questa ipotesi va considerata se si potesse giocare a settembre, se i tempi fossero più dilatati si sta studiando anche una versione indoor con cambio di sede, Milano per il WTA e Torino per ATP ma con finali nella stessa sede; aperta anche una finestra per Cagliari a novembre senza turno serale.

Durante l’inizio dell’emergenza proprio a Cagliari si è sperimentato il turno di Davis a porte chiuse, un buon banco di prova in vista di una possibile stagione senza pubblico.

“Queste linee guida non sono rivolte al tentativo di poter disputare una manifestazione importante come gli Internazionali, ma anche per far ripartire l’attività dei circoli, non siamo il calcio o il rugby che hanno contatto fisico.”

Tante idee che a mio parere sono comunque di difficile attuazione, vista la complessità del problema e anche delle soluzioni proposte.

I GIOCATORI

I big del circuito hanno al seguito un entourage importante, allenatore (spesso due), fisioterapista personale, agente, difficile pensare che possano viaggiare con solo il coach al seguito; senza considerare che è difficile far previsioni sul movimento del virus. Mettiamo l’ipotesi che a settembre ci siano nazioni che hanno battuto l’epidemia e altre no si corre il rischio che alcuni giocatori non possano spostarsi per via dell’emergenza e ciò non sarebbe giusto.

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Ingressi scaglionati ordinati e distanza sulle tribune, questa opzione farebbe pensare ad un  numero contingentato di ingressi giornalieri, per evitare ovviamente affollamenti, non specificato da Binaghi. Nelle precedenti edizioni i cancelli sono sempre stati aperti, ricordiamo bene il Pietrangeli stracolmo di persone che cercavano di vedere l’incontro arrampicandosi anche sulle statue. Con lo scenario dipinto tutto ciò è impensabile, si dovrà pensare per forza ad un numero chiuso di ingressi.

CAMPO

Il campo probabilmente è quello che comporta meno problemi eliminando le persone in “più”, rimane però l’incognita della pallina che toccano entrambi i giocatori, i tempi di svolgimento dell’incontro sarebbero probabilmente più lunghi senza ballboy, ma non dovrebbe esser un grosso problema. Per quanto riguarda le sedi però, sono stati fatti i nomi delle città ma non come organizzare il torneo che con singoli e doppi necessita di un buon numero di campi.

In conclusione l’unica cosa certa è che ci sono troppe variabili in gioco al momento e far previsioni a lungo termine è molto complicato vista la situazione mondiale considerando quante persone si devono muovere in una manifestazione professionistica. Poter ricominciare a giocare noi comuni mortali, solo a livello di circolo, nemmeno a livello di tornei FIT sarebbe già un grande passo.

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