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Intervista a Fabio Gorietti, coach di Gianluigi Quinzi

Al termine della finale delle qualificazioni per le Atp NextGen Finals, abbiamo avuto la fortuna di poter conversare a quattr’occhi con l’allenatore di Gianluigi Quinzi, Fabio Gorietti che, molto gentilmente, ci ha offerto il suo punto di vista in merito ai progressi fatti negli ultimi tempi dal suo giocatore.

Complimenti a te e a Gianluigi per la qualificazione raggiunta. Sei soddisfatto della prestazione del tuo allievo nella finale con Baldi?

“Sì, sono molto contento perché ha giocato una partita di grande qualità, anche nei primi due set, che ha perso, ha avuto diverse chance, sulle quali però è stato bravissimo il suo avversario a mantenere il sangue freddo. Inoltre in battuta è stato molto continuo, non permettendo mai a Baldi di procurarsi occasioni per fare il break. L’aver tenuto con agevolezza i propri turni di servizio è stata la chiave per vincere la battaglia”.

Hai parlato del suo ottimo rendimento in battuta, avete lavorato con particolare attenzione su questo colpo nel periodo di assenza dai tornei per l’infortunio al gomito?

“Ci siamo concentrati sulla parte tecnica di tutti i suoi fondamentali, i progressi si vedranno probabilmente più avanti, in ogni caso mi sembra che qualcosa di buono si stia vedendo. Fortunatamente dal punto di vista agonistico Gianluigi è un campione, per cui sotto questo aspetto possiamo stare tranquilli”.

Durante la finale, dove ha recuperato da 2 set a zero, ha dimostrato un’ottima tenuta mentale, dando prova di essere maturato sul piano psicologico…

“Sì, ci ha sempre creduto, è stato bravo a rimanere attaccato alla partita anche nei momenti in cui l’avversario esprimeva un tennis di alto livello. Chapeau, non è da tutti”.

Analizzando il suo gioco, i punti di forza sono sicuramente il rovescio e la risposta, mentre il dritto, essendo spesso troppo corto, permette ai suoi avversari di guadagnare campo. State sperimentando qualche soluzione per colmare questa lacuna?

“Tecnicamente parlando, Gian ha modificato quasi del tutto il suo dritto, ha bisogno di qualche mese per giocarlo con naturalezza e tranquillità, soprattutto nei momenti di tensione che talvolta portano a galla i vecchi meccanismi. Comunque già si sposta sul dritto quando vede una palla un pochino più lenta e questo vuol dire che nella sua testa c’è l’intenzione di attaccare, di fare male con tale colpo”.

Riguardo la programmazione futura, a che eventi avete intenzione di partecipare nelle prossime settimane?

“Ci sono due possibilità: disputare un paio di tornei per ritrovare il ritmo partita oppure iniziare prima la preparazione in ottica 2018”.

Ora ci saranno le Atp NextGen Finals, dove se la vedrà con i ragazzi più forti della sua annata, che ha però quasi sempre battuto da Juniores. Pensi che, ritrovando gli stimoli giusti, possa giocarsela alla pari, come ai vecchi tempi, con i vari Chung, Rublev e Coric?

“Questo non lo so, lo scopriremo presto. E’ certamente un piacere affrontare tennisti di questo calibro”.

Giacomo Gitti

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