L’allenatore di Nadal: “un’annata così a 34 anni è davvero complicata”

Carlos Moya racconta le complicazioni di questo lungo periodo di sospensione per un atleta di 34 anni, e i necessari cambiamenti nell'approccio al lavoro.

In questi giorni, normalmente, saremmo tutti stati impegnati a seguire le fasi finali dell’Open di Francia. Tutti con gli occhi puntati su Parigi e sul rosso infuocato dei suoi storici campi. Purtroppo non è così, e chissà se potremo vedere presto riaprire le porte di un torneo del Grande Slam.

Chi di certo starà soffrendo particolarmente la distanza da Parigi è Rafa Nadal: il fenomeno spagnolo sarebbe stato chiamato a difendere il titolo dello scorso anno (il dodicesimo) e, tra l’altro, negli ultimi 15 anni ha praticamente sempre festeggiato il suo compleanno al Roland Garros, ma questa volta ha dovuto spegnere le sue 34 candeline (il 3 giugno) a casa sua, in Spagna, e probabilmente il suo desiderio sarà stato proprio quello di poter tornare nella capitale francese e vincere ancora. Come pare, fino ad oggi, ciò dovrebbe essere possibile alla fine di settembre (nel corso della prossima settimana dovrebbe tenersi una conference call tra i giocatori e l’ATP proprio per discutere del destino della stagione).

Durante un’intervista rilasciata al quotidiano sportivo spagnolo ABC, Carlos Moya, attuale allenatore di Nadal, ha affermato che ora che Rafa ha compiuto 34 anni è importante che la sua squadra di allenatori e preparatori ascolti e rispetti al meglio le esigenze del suo corpo e della sua testa.

Non è facile, ma lo facciamo, a poco a poco; soprattutto non avendo un obiettivo vicino tutto diventa più difficile. Con un giocatore di 18 o 20 anni puoi fare molte cose in una situazione simile, ma con un giocatore come Rafa, a questo punto della sua carriera, è molto diverso. Un’annata così a 34 anni è davvero complicata. Noi intanto procediamo senza fretta e l’importante adesso è non cadere in qualche infortunio.

Per queste ragioni anche l’approccio all’allenamento è cambiato e si è dovuto adattare ad esigenze diverse ed insolite per il tennista spagnolo:

in effetti, non è che abbiamo corso tutti i giorni con lui; abbiamo sempre ascoltato i segnali che il suo corpo gli invia. È un trattamento leggermente diverso; rispettiamo molto il tuo riposo, può fare altre cose oltre il tennis. Poi abbiamo tentato di far passare il tempo più rapidamente, cercando di svolgere anche attività che di solito non facevamo: ad esempio abbiamo pedalato per alcuni giorni, e poi abbiamo cambiato molto la sua routine per facilitare il ritorno in campo appena sarà possibile.

Ha poi concluso rivelando la sua grande preoccupazione in vista della problematica vicinanza di date tra gli US Open e l’Open di Francia, in cui Rafa sarà chiamato a difendere due titoli così importanti nel giro di poche settimane e dopo un periodo di pausa così lungo e complicato. Una situazione non facile da gestire, ma che la furia di Manacor e il suo staff stanno cercando di affrontare al meglio, con estrema cura e attenzione.

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