Nicola Pietrangeli a Repubblica: “Ora a Federer non resta che giocare con gli alieni. Chi è il Goat? Mi astengo”

In un'intervista a La Repubblica il vincitore di due Roland Garros elogia lo svizzero: "Non ho mai creduto a chi diceva che era finito. Eppure perfino lui ha qualcosa da migliorare...".

La vittoria di Roger Federer a Wimbledon ha emozionato gli appassionati di tennis di tutto il mondo. L’ottavo titolo nello Slam londinese, il 19esimo Slam in carriera, un’altra tappa che accresce la sua leggenda. Molti ex campioni, come Rod Laver, Boris Becker, Mats Wilander e Michael Chang in queste ore hanno reso omaggio allo svizzero, riconoscendo la sua grandezza. Si è aggiunto anche il nostro Nicola Pietrangeli, vincitore del Roland Garros nel 1959 e nel 1960, che come (quasi) tutti ha gioito dopo il decisivo match-point.

In un’intervista a La Repubblica, Pietrangeli ha elogiato il 35enne di Basilea. “Cosa vuoi dirgli ormai… – osserva l’ex n. 4 del mondo -,  “secondo me deve pensare a fare un giro su Marte, a vedere se c’è qualcuno là che lo può battere. Una bella tournèe contro gli alieni“. A differenza di molti, che anni fa lo davano per finito, Pietrangeli è sempre stato convinto del suo ritorno: “Riguardatevi le dichiarazioni che ho fatto. Io ho sempre ripetuto che a Federer dovevano sparargli sei volte prima di ritenerlo morto, sportivamente parlando”. Il tennista nato a Tunisi ha poi elogiato l’eccezionale forma fisica dello svizzero, ormai diventato quasi imbattibile, anche grazie al puntuale sostegno del pubblico negli stadi di tutto il mondo, e lo ritiene il favorito nei prossimi Us Open.

Pietrangeli però non vuole sbilanciarsi quando gli si chiede chi è per lui il Goat, cioè il più grande tennista della storia:  “Laver o Roger, è dura scegliere. E io mi astengo“. La leggenda azzurra, che ha battuto Rod Laver, ammette che gli sarebbe piaciuto giocare contro Roger: “Chi lo sa come sarebbe finita”. Anche se si parla di Roger Federer, secondo Pietrangeli però anche lui ha un piccolo difetto: “La palla corta. La fa sempre uguale e alla fine i più furbi se ne accorgono”.

Leggi l’intervista completa su La Repubblica

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