Berrettini scherza con Seppi: “Un giorno mi dirai come hai fatto”

Il timore, al termine della partita di lunedì contro Federer sul centrale di Wimbledon, poteva essere quello che Matteo Berrettini dopo una sconfitta così cocente potesse abbattersi e perdere la fiducia nelle proprie capacità. In uno sport come il tennis che si gioca di gambe e di braccia, ma soprattutto con la testa, conservare la fiducia in sé stessi e nel proprio tennis è la linea di demarcazione tra l’exploit di un fuoco di paglia e il campione affermato, che impara dalle proprie sconfitte, anche dalle più nette. E il giovane romano sembra più appartenente alla seconda categoria che alla prima, anche grazie a un tocco di ironia con il quale ha elaborato “la scoppola”, per usare le sue parole. “Bravo Berretta, bel torneo!” scrive Andreas Seppi – l’unico italiano ad aver battuto Roger – sul profilo Instagram di Matteo e arriva pronta la risposta del tennista romano: “Grazie Seppia! Poi mi dirai come hai fatto”. Già dall’uscita dal campo centrale però, a Matteo non è mancata l’autoironia al momento del saluto con il maestro svizzero: “grazie per la lezione” ha risposto a Roger Federer che gli ha fatto i complimenti per la stagione e augurato un in bocca al lupo per il futuro, al quale ha aggiunto anche un commento nella conferenza stampa post partita: “Il suo coach mi ha avvicinato ringraziandomi. Gli ho chiesto “per cosa?”, lui mi ha risposto: “per la lezione di oggi. Gli servirà”. Credo che l’importante è che Matteo non si abbatta troppo per la sconfitta, è importante che guardi avanti perchè arriveranno presto grandi momenti per lui nella sua carriera. Anche io ho ricevuto pesanti sconfitte nella mia carriera, ricordo quando agli Us Open affrontai Agassi e presi un 6-1 6-2 6-4 e non capisci molto bene cos’è successo, ma devi tornare a casa e lavorare duro, con differenti tattiche o un differente approccio mentale. E’ specialmente nelle sconfitte più cocenti, nelle quali hai grandi aspettative dove fai un grande passo avanti”. Per Matteo Wimbledon è appena finito ma non si può certo dire che vada a casa a mani vuote: il premio, oltre alla consapevolezza di avere fatto un grande torneo, è quello di avere affrontato il proprio idolo sul centrale del torneo più importante del mondo, anche se solo per 1 ora e quattordici minuti.

Marcello Benetti

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