Djokovic ringrazia Federer: “Abbiamo giocato uno dei match più belli di sempre”

Quella tra Djokovic e Federer è stata la finale più lunga nella storia di Wimbledon (4 h e 57 m), conclusasi soltanto al tiebreak del quinto set introdotto sul 12 pari nel set decisivo. Si tratta della prima volta che nel singolare maschile si è raggiunti il famoso tiebreak sul 12-12, vinto poi dal serbo per 7 punti a 4. “E’ stato un match in cui è successo di tutto, una partita che trascende il nostro sport. Sono eternamente grato di averne fatto parte. Provo un grande rispetto per Roger e per la nostra lotta titanica. È stato un grande piacere condividere il campo ancora una volta con la leggenda del nostro sport. Spero di continuare a giocare questi tipi di partite”, scrive sui social.“Djoker” sottolinea il brutto momento attraversato nel 2017 e ad inizio 2018 quando si era dovuto operare al gomito: “Gli ultimi 12 mesi sono stati un vero e proprio ritorno nel tennis, dopo l’infortunio. Solo la fiducia in me stesso e il sostegno dei miei cari mi hanno aiutato a rialzarmi. Mi sento molto fortunato”.

Novak Djokovic

Seppur questa partita sia stata definita come la finale più epica degli ultimi 20 anni, alcuni non la pensano allo stesso: Toni Nadal, zio ed ex allenatore di Rafael, ha dichiarato come la partita giocata 11 anni fa dal nipote contro Roger Federer (vinta da Nadal 9-7 al quinto) sia stata migliore rispetto a quella di domenica. Opinione sicuramente condivisibile quella di zio Toni, dato che quel match è definito il più bello di sempre, tale da superare la finale del 1980 giocata da Borg e Mcenroe. Alla fine come aveva pronunciato Giulio Cesare (secondo quanto riportato dallo storico Plutarco) “de gustibus non disputandum est”: per cui cari lettori, senza farvi influenzare dal tifo, scegliete voi la partita che più vi garba, oppure non scegliete affatto, perché prestazioni così indelebili non devono essere scelte, ma vissute con l’animo di chi sa che la bellezza deve essere ammirata nella sua interezza, perché essa rifugge la scelta.

di Donato Marrese

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