Federer rientra a Dubai e vince in scioltezza: “Ma senza faticare non si va lontano”

Roger Federer è tornato a giocare. Dopo aver conquistato gli Australian Open, il Re ha fatto ieri il suo debutto a Dubai, un torneo che può essere considerato come la sua seconda casa sia per l’accoglienza del pubblico sia, soprattutto, per il dominio che vi ha esercitato nel corso degli anni. Quest’anno lo svizzero, dopo essere stato costretto ai box durante la scorsa edizione, proverà a conquistare il suo ottavo sigillo, ed in quest’ottica l’esordio non poteva essere migliore. Sono bastati infatti solo 54 minuti a Roger per sbarazzarsi dello scostante malcapitato Benoit Paire, col punteggio di 6-1 6-3.

“Credo di essere riuscito a rispondere molto bene, per essere un primo turno. Ho dovuto salvare diverse palle break, ho servito seconde palle molto profonde e sono riuscito a passare alla fase d’attacco rapidamente. Non mi sono dovuto muovere tanto, gli scambi sono stai rapidi. Vedremo come andrà poi, ma non avrei potuto avere un inizio migliore qui a Dubai”, ha detto Federer parlando delle sue sensazioni nel dopo partita.

“All’inizio servire è stato un po’ complicato. Giocare di notte al primo turno è sempre un po’ diverso, per esempio quando si lancia la palla. Ma poi, col procedere del torneo, le cose vanno meglio”, ha confidato il sette volte campione, che mercoledì dovrà affrontare il russo qualificato Evgeny Donskoy, vittorioso nel derby con Youzhny in due set.

Federer durante il primo turno a Dubai
Federer durante il primo turno a Dubai

 

L’accoglienza riservata al genio di Basilea è stata come sempre magnifica. “È bello che durante il riscaldamento si sentano le persone fare festa, la musica e le grida d’incoraggiamento”, ha detto Federer a proposito del suo ingresso sul centrale. “Entrare in campo così è una grande sensazione. Ed è una cosa reciproca, dal momento che ho saltato il torneo l’anno scorso. Ho giocato qui molti anni e ho visto il torneo crescere. E soprattutto dopo l’Australia, sia io che i tifosi sappiamo quanto sia speciale per me essere di nuovo in campo. È stata una bellissima accoglienza, sono sempre molto grato”, ha confidato Roger.

Il percorso di Federer verso l’ottavo titolo a Dubai passa ora attraverso un secondo turno abbastanza agevole, per poi complicarsi notevolmente dai quarti in avanti, dove dovrebbe affrontare – se tutto va secondo pronostici – Lucas Pouille, Andy Murray in semifinale ed infine uno tra Monfils e Berdych, vista l’odierna uscita di scena di Wawrinka, sconfitto in due set dal numero 77 del mondo Damir Dzumur.

Roger in azione con una delle sue impeccabili volèe

 

Una volta archiviato il capitolo Dubai, Roger ha più volte confermato che il suo programma prevedrà la partecipazione ad Indian Wells e Miami, anche se tutto dipenderà dalla reazione del suo fisico e da quanto a fondo andrà nei tabelloni.  La stagione su terra invece, sembra ancora essere un’incognita. Deciderò dopo Miami. Se perdo ogni match da ora fino a quel torneo, le cose cambieranno, idem se dovessi vincerne tante. Dipenderà da quanti tornei vorrò, potrò e dovrò giocare. Nei miei migliori anni ho giocato tre-quattro tornei. Decidere di fare lo stesso ora sarebbe dura perché devo rimanere integro fisicamente. Vorrei anche fare dei blocchi fisici, perché dopo Wimbledon avrò poco tempo per preparare l’estate americana. Bisognerà vedere cosa farò ad Indian Wells e Miami.”

Anche se Roger non sembra fare fatica mentre gioca, ora più che mai deve fare attenzione al suo fisico ed alla preparazione che questo richiede. Le trentasei candeline si avvicinano e, nonostante il gran tennis espresso in questo 2017, competere sulla terra richiede sempre un grande dispendio di energie.

Le ore trascorse sui campi di allenamento sono fondamentali anche per un talento come Federer, che proprio ieri – desideroso di dimostrare come dietro la sua eleganza tecnica non ci siano solo doti innate, ma anche litri di sudore – lo ha spiegato in una interessante intervista in esclusiva per L’Equipe: “Non si parla tanto del mio lavoro a causa del mio gioco fluido? È vero, do questa impressione”, ha confessato ridendo. Ma senza lavoro, non si può andare molto lontano, in nessun campo. È come per uno studente. Se ha studiato, è sereno il giorno dell’esame. Possiamo vedere il risultato, ma non sappiamo che lavoro ci sia stato dietro. La gestione della programmazione, della mia vita privata, della mia vita professionale e del mio tennis mi ha permesso di preservare il mio amore per il tennis e di restare in forma. Il talento ti può condurre fino alla porta d’ingresso, ma poi devi varcare la soglia e proseguire”.

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