Del Potro nel circuito: una buona notizia per tutti

Il rientro alle competizioni di Juan Martin Del Potro è una buona notizia per tutto il movimento tennistico internazionale. Un campione come lui serve a tutto il Circus, non solo al suo paese, clamorosamente in debito di campioni di primo livello. Vediamo perché.

A Delray Beach si gioca un torneo come tanti durante l’anno. Un ATP250 dove giovani giocatori, vecchi leoni e qualche top20 si contendono punti importanti per giocare un Master1000, uno Slam e venire via dal pantano dei Challangers. Tra loro questa settimana c’è un ex numero 4 del mondo, vincitore di Slam, tale Juan Martin Del Potro.

Conosciamo tutti la sua storia travagliata. Un fisico possente ma con qualche acciacco in punti nevralgici, complicati per un tennista, difficili da curare. Undici mesi di stop e poi il rientro, convincente, contro un avversario abbastanza abbordabile, non proprio semplice, perché giovane e quindi meno incline a fare regali, anzi, magari voglioso di dire “ho battuto Del Potro al suo rientro”. E invece niente, una vittoria che lo porterà domani in campo contro un altro giovane americano, rampante, John-Patrick Smith, uno col cognome poco significativo ma col nome tennisticamente pesante.

DEL-POTRO

Delpo riparte da una classifica devastante: 1024. Ma già con un buon risultato qui si porterà rapidamente avanti, e magari nel giro di qualche mese lo vedremo nei main-draw che contano senza l’ausilio delle wild-card, per altro meritate.

Difficile dire a che punto potrà assestarsi il suo rientro. Top10 entro l’anno? sarabbe miracoloso. Fatto sta che il suo tennis stava mettendo paura a tutti là davanti, Serbia e Svizzera comprese. Oggettivamente, prima dell’esplosione di Murray e Wawrinka, era stato l’unico a battere Federer e Nadal, ad armi più che pari, a tratti. Oggi, a 27 anni, si ripropone in quella che è l’età della maturazione completa del tennista professionista, con un fisico tutto da testare e un approccio mentale che potrebbe diventare una zavorra pesante da trascinarsi. La paura del “crac” dietro ogni colpo, la tenuta mentale da dimostrare in ogni game prima di tutto a se stesso. Sono tutte incognite che oggi nessun osservatore può provare a calcolare, perché è l’interessanto, Juan-Martin stesso, a non sapere come impostare l’equazione.

Si tratta di giocare, di poter scendere in campo il giorno successivo al match per l’allenamento, come ha giustamente detto il campione argentino qualche giorno fa, alla vigilia dell’inizio del torneo americano. E allora, se l’approccio è questo, molto bene. Si ricomincia l’avventura, sperando che sia possibile vederlo definitivamente riacquisito nel Circus, che ne ha un disperato bisogno per venire fuori dalle sabbie mobili del dominio, mai troppo positivo per il movimento.

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