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Riflessioni sul tennis: il potere della mente

Per quanto riguarda il successo di un giocatore, in passato troppo spesso si sentiva parlare esclusivamente dell’importanza della preparazione fisica e della tecnica, mentre ci si dimenticava di un altro aspetto fondamentale, ovvero quello della tenuta mentale e psicologica del giocatore stesso.

Le pressioni psicologiche a cui i tennisti sono costantemente sottoposti sono cresciute di anno in anno, tanto dal diventare con il tempo in alcuni casi addirittura insostenibili, vere e proprie zavorre per le psiche più volubili o deboli. Basta guardare un qualsiasi torneo del circuito, per rendersi conto della quantità spropositata di tic nervosi che molti giocatori ormai hanno, Nadal su tutti, sintomo palese di un accumulo di stress.

Non a caso una delle frasi che sentiamo pronunciare più spesso dai nostri amati tennisti ormai è “La fiducia, ci mette tanto tempo per venire, ma va via molto rapidamente”. Con il tempo gli addetti ai lavori sono arrivati ufficialmente all’assunto, che ormai il livello richiesto è talmente alto che nessun aspetto può e deve essere trascurato .

Pensate ad esempio a quando nel 2012, Ivan Lendl è diventato l’allenatore di Andy Murray, ricordate qual è stata la sua prima scelta? Mandare lo scozzese da uno psicologo specializzato, perché profondamente convinto dell’importanza della forza mentale in questo sport, con il tempo poi i risultati effettivamente sembrano avergli dato ragione.

Dello stesso avviso di Lendel è poi anche il francese Patrick Mouratoglou allenatore della numero uno del mondo Serena Williams, spesso e volentieri ha infatti dichiarato “C’è una pressione mostruosa, hanno troppi obblighi, sponsor, giornalisti. Quando uno è un giocatore eccezionale, tutto ciò diventa di routine. Ma tutti sentono la pressione. L’ errore più grande è farli confessare che hanno paura, che sentono la pressione: aumenta solo lo stress. Io preferisco trovare altre parole parlare di altro, so però che gli psicologi non sarebbero d’accordo con me”.

Ricorderete infine quanto dichiarò il numero 1 del mondo Novak Djokovic (seguace da anni di yoga e di varie tecniche di respirazione, nonché vero e proprio divoratore di libri sul rapporto tra corpo e mente) nel 2014 dopo aver vinto Wimbledon: “Sono riuscito a battere il mio avversario, ma prima ho dovuto vincere contro me stesso, ho scoperto quanto è stato importante la forza interiore per vincere questo trofeo. E’ importante mantenere la calma, non pensare troppo perché il resto è o nel passato o nel futuro: non si può cambiare nulla e nulla prevedere. Ciò che possiamo fare è solo stare nel presente”.

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Ma Nole non è l’unico a credere in tali principi, ormai le tecniche di preparazione mentale che mirano a domare lo stress e le pressioni, si sono moltiplicate a dismisura e la presenza dei mental coach all’interno dei team è diventata quasi onnipresente. In questo caso potremmo citare su tutti l’esempio della ceca Petra Kvitova, che della presenza costante del mental coach nel suo angolo ne ha fatto un vero e proprio punto di forza. E’ infatti innegabile che, grazie al supporto del mental coach, la numero 4 del mondo sia riuscita a migliorare la sua posizione in classifica ma anche la sua tenuta mentale.

Giuseppina Marrazzo

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Giuseppina Marrazzo

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