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Un Roger Federer immortale

Il maestro elvetico suggella un’altra fantastica settimana nel deserto californiano, batte il gladiatore spagnolo Nadal e l’amico-rivale Wawrinka, aggiudicandosi il 25° titolo in un Master 1000 e il 90° titolo ATP in carriera. La romantica fiaba del rientro del genio svizzero pare non conoscere limiti.

Federer si concede un clamoroso bis, dopo l’epico capitolo australiano, in quel di Indian Wells, esprimendo per l’ennesima volta un livello di tennis paradisiaco, a conferma della fenomenale rinascita psico-fisica dopo i 6 mesi convalescenza e dell’imperitura passione, del lodevole spirito di sacrificio, dell’instancabile dedizione, della fenomenale abilità di reinventarsi e rendersi competitivo stagione dopo stagione, della capacità di rinnegare coraggiosamente la resa, dell’eterno fascino di chi trova in se stesso la motivazione per rimanere sempre al centro della scena, lasciandosi alle spalle gli acciacchi e i gratificanti successi.

Roger in azione contro Stan Wawrinka a Indian Wells

Roger, sul rovente campo californiano, è parso incredibilmente esplosivo, reattivo, centrato, fresco come un fanciullo, permeato della consueta elegante leggiadria e dall’invidiabile compostezza, ideali di bellezza cinestetica, mirabilmente riflessi negli sguardi stupiti dei numerosi fedeli del Divino. I colpi escono fluidi, potenti, i controbalzi schioccano rapidi costringendo gli avversari a sterili ed appannanti rincorse; protagonisti di una trama tattica ancor più aggressiva rispetto allo Slam australiano sostenuta dal servizio arma consolidata nel ricco arsenale dello svizzero.

Federer adotta fin dall’inizio del torneo nord-americano un piano di gioco dall’andamento asfissiante, caratterizzato da improvvise sortite a rete e da spunti offensivi spesso nei momenti decisivi dei match, che denotano l’impavido tentativo di evitare inutili dispendi di energia. Il fenomeno di Basilea, sotto l’occhio vigile ed attento di Ljubicic, sembra avere magicamente trovato l’elisir di lunga vita. Perché Roger non ha battuto soltanto i suoi agguerriti avversari, ha anche mirabilmente sconfitto l’inesorabile ed impietoso scorrere del tempo suo nemico più grande.

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Questo clamoroso inizio di stagione ci rivela il Federer più umano, maturo e consapevole come non mai, dell’impresa leggendaria compiuta. È bene comprendere che tutto ciò valica straordinariamente i labili confini dello sport, trascendendo nell’aspetto umano più profondo e romantico. Rimane dunque a noi comuni mortali, l’assoluta certezza dell’irripetibile occasione che ci è concessa nel potere assistere con i nostri occhi al palesarsi dell’immortalità e al compiersi della leggenda.

Antonio Mulone

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Tags: federer

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