Il Sesso come sublimazione del Tennis, ovvero i taccuini segreti di Freud scoperti e annotati da Theodor Saretsky

Il Sesso come sublimazione del Tennis è un libro di Theodor Saretsky che raccoglie gli scritti di Sigmund Freud sugli studi di tennis-analisi.

“Le verità rivelate dalla mia teoria dell’Istinto Tennistico sono così pericolose, così provocatorie che forse dovrebbero esser taciute per sempre…”

S. Freud (1938)
Freud

Chi avrebbe mai detto che Sigmund Freud fosse appassionato di tennis a tal punto da dedicare circa 80 scritti agli studi di tennis-analisi? Scritti che sono rimasti nell’oblio per anni fino a quando, nella primavera del 1980, Theodor Saretsky, docente di psichiatria e psicoterapia al Postdoctoral Institute dell’Adelphi University e tennista sfegatato, acquistò un vecchio baule ammuffito ad un’asta di cimeli freudiani. Al suo interno vi era un manoscritto: Prima raccolta delle opere tennistiche di Sigmund Freud (1938). Theodor fece una scoperta straordinaria e fu lo stesso Freud a rivelargli una verità ancora oggi poco conosciuta al mondo moderno.

Tutti identifichiamo Freud come il fautore della psicoanalisi e come colui che ha affermato che tutta la nostra vita è caratterizzata dalla sessualità, delineando 5 fasi nell’evoluzione sessuale degli individui. Secondo Freud si nasce come “perversi polimorfi”: il neonato nasce con una sessualità ed è immediatamente alla ricerca del piacere, anche se involontariamente. Per il resto della vita ogni individuo sarà  alla ricerca della propria sessualità e del miglior modo per raggiungere il piacere.

Già dalla prefazione del libro di Theodor è come se la gigantesca piramide del sapere di Freud si trovasse improvvisamente a vacillare: “Nessuno sa che sono sempre più deluso dal sesso e che quando vado scrivendo della sessualità umana è una falsa pista destinata a distrarre l’attenzione del mondo dalla mia teoria dell’Istinto Tennistico… La grande libido del tennis finirà col togliere alla pulsione sessuale il potere che esercita sulla psiche umana, per trasferirlo su qualcosa che ha radici ben più profonde: la perenne ricerca di campi coperti disponibili nelle prime ore del mattino”.

Dopo aver letto le prime pagine, è inevitabile ritrovarsi coinvolti in una serie di scoperte che non fanno altro che rendere il lettore sempre più incerto con lo scorrere delle pagine. Chi legge si ritroverà a porsi delle domande su se stesso e si domanderà se ciò che legge realmente corrisponde alla realtà, oppure, una volta terminata la lettura, si farà semplicemente una grossa risata pensando che Sigmund Freud era pazzo quanto i suoi pazienti, forse anche di più.

Gli scritti vengono menzionati ordinatamente nel libro e vengono raccontati affascinanti casi psicotennistici come quello dell’Uomo che Giocava con Sé stesso e quello delle Doppie Gemelle Siamesi, trasformate in quattro giocatrici di singolo.

È impossibile equiparare le parole con cui l’autore ripercorre tutti gli scritti più significativi degli studi di tennis-analisi, ma alcuni meritano particolare attenzione.

In una lettera, il 12 settembre del 1901, inviata al Dottor Pfister ( consigliere ecclesiastico, tra i primi sostenitori della teoria dell’Istinto Tennistico, autore del libro “ Nel doppio il mio partner è Dio”), Freud domandò all’amico come mai la sua mente fosse sconvolta da una passione elementare e pedestre come la Follia Tennistica, che lo portava a non dormire la notte, a perdere l’appetito e addirittura l’interesse per il suo lavoro. Il suo unico insistente pensiero era quello di trovare uno stratagemma per scatenarsi sui campi dai tennis come un comune mortale, “scappando” dalle sue donne di casa che nel suo poco tempo libero lo costringevano a spostare i mobili dell’ufficio portandolo all’esasperazione e tenendolo lontano dal campo.

In realtà, tutto questo aveva a che fare con la proibizione paterna di giocare a cavalluccio. Attraverso queste lettere Freud si rese conto che il tennis pian piano prendeva il sopravvento sul sesso e che i suoi sogni mostravano irrimediabilmente una fortissima connessione con le esperienze più significative della sua infanzia.

Fu allora che abbandonò la dottrina classica secondo cui era la sessualità infantile ad essere alla base della condizione umana ed enunciò una massima secondo cui le verità del tennis sono ovunque e sono quest’ultime ad essere l’essenza dell’esistenza umana.  Giunse alla conclusione che i conflitti incestuosi erano associati al gioco sotto rete, che le manifestazioni edipidiche causavano doppi falli, che esisteva uno stretto legame tra la vergogna dell’omosessualità e i rovesci deboli.
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Questa dottrina diede inizio ad atti di vera e propria follia. Nel 1922Austria venne travolta da un atto fanatico nel vero senso della parola: centinaia di individui, sofferenti  d’ipocondria tennistica, chiesero di far spargere le proprie ceneri sui campi da gioco. Freud e il governo austriaco riuscirono a porre fine alla situazione spiegando che, a furia di spargere ceneri, i campi si stavano rovinando e le palle rimbalzavano male.

Mentre il Maestro elaborava i primi principi della Tennisanalisi, sostenuto moralmente dai suoi confidenti del Circolo di Mercoledì e criticato con accuse di depravazione da parti di molti, in Austria nacquero istituti che avrebbero dimostrato che le sue teorie in fondo non erano pura e semplice follia.

Da menzionare la Clinica degli Incurabili Tennistici nel castello di Belle-Vue, vicino a Vienna, in cui un Freud ancora agli inizi di carriera, lavorando su alcuni casi disperati di degenerazione tennistica ereditaria, acquistò conoscenza dei Grandi Segreti dell’Inconscio Tennistico.
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Nel 1906 fondò l’Istituto di Tennisanalisi, cui unico scopo era quello di studiare e curare, clandestinamente, la nevrosi tennistica dei suoi pazienti. Studi che lo condussero ad affermare, soprattutto basandosi sul famoso sogno di Otto M ( in cui una racchetta simboleggiava un essere umano e una partita di tennis rappresentava l’esistenza stessa), che“ LA VITA è TENNIS e IL TENNIS è VITA” e l’unico modo per conoscere a  fondo i pazienti era giocarci una partita di tennis perchè è sul campo che affiorano tutte le paure dell’essere umano.

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Qui era dove i pazienti aspettavano con ansia di trascorrere un’ora preziosa sul divano tennistico.

IL TRIONFO DI EDIPO.

A Freud va attribuita anche un’indagine psicanalitica sul perché perdiamo contro avversari meno bravi di noi. (Il bisogno inconscio di fallire, 1896)

Per affrontare questo argomento si servì di Hans, campione di tennis che invariabilmente perdeva le partite più importanti. Da piccolo quest’ultimo rifiutava di uscire di casa per paura che un cavallo potesse staccare con un morso la testa della sua racchetta.

Il bambino nutriva ostilità nei confronti del padre, sebbene gli avesse insegnato a giocare a tennis e che a sua volta aveva nell’inconscio l’ansia nevrotica di essere battuto dal figlio.

Il Maestro scoprì che in realtà Hans proiettava sul cavallo l’idea della vendetta paterna per il suo spirito competitivo. Fu a quel punto che dovette rendersi conto che se durante una partita detestava gli avversari così tanto per cercare di batterli, inevitabilmente era come se volesse battere suo padre. Questo gli impediva di vincere perché lo portava ad avere nei confronti dell’avversario un sentimento di amore e odio controproducente.

Dopo l’aiuto di Freud il campione Hans, che aveva sconfitto la sua “fobia”, era in grado di vincere ogni partita.

LE OSSESSIONI TENNISTICHE PIU’ COMUNI.

Per anni Freud si sforzò di capire alcuni fenomeni della vita quotidiana di un giocatore di tennis.

Si rese conto che molti non riuscivano a servire se non avevano tutte e tre le palle in mano, altri si preoccupavano di sapere chi era stato l’ultimo a passar loro la palla, altri ancora erano perennemente distratti dal dubbio di avere la patta dei pantaloncini aperti oppure non riuscivano a dormire bene se non possedevano diversi tipi di racchetta e non sapevano esattamente dove fossero collocate.

La spiegazione è sconcertante: Freud asserì che le ossessioni servono a sostituire l’organo genitale maschile. (Da Il mistero sotto la gonna, 1938)

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Disegno commissionato da Freud a J. Fishman nel 1923. Rappresenta la terribile frustrazione di un bambino che non ha ancora il permesso di giocare a tennis, ma è abbastanza cresciuto da fantasticare e farsi domande.

Ciò che avete letto qui è solo una minima parte di questa pezzo di scienza a cui si è sempre data poca, se non nulla importanza. È un libro che può avere molteplici interpretazioni e che pone davanti il nostro Io ad una serie di considerazioni, positive o negative, che possono in qualche modo arricchire il nostro essere e la prestazione in campo.

Potrebbe suonare come “eresia” paragonare il tennis al sesso, eppure sfogliando le pagine del libro molti aspetti sembrano coinvolgere, oltre alla sfera sessuale, persino l’ intera esistenza.

“ Le racchette siamo noi e noi siamo le racchette. Quando saremo riusciti ad accettare questo fatto fondamentale, scopriremo che la vana lotta per dominare il mondo circostante è in realtà la lotta per dominare noi stessi”

Fonte – Il sesso come sublimazione del Tennis – Theodor Saretsky, stampato in Italia nel 1988 presso la Milanostampa-Farigliano (Cuneo) ARNOLDO MONDADORI EDITORE

0 comments
  1. Scusate, ma non avete capito che il contenuto di questo libro, in particolare dei manoscritti perduti di Freud è tutto una paradossale,a volte geniale invenzione dell’autore? com’è possibile che l’abbiate preso sul serio? è vero che Freud “analizzò” le difficoltà del proprio rovescio,,ma da qui a credere a tutte le opere che Saretsky gli attribuisce,alcune dai titoli veramente ridicoli,ce ne corre. Personalmente, come appassionata di tennis, dopo qualche pagina di divertissement ne ho avuto abbastanza, e ho troppo rispetto per quello che passa nella mente e nell’inconscio di un/una tennista, per non cercare altre pubblicazioni serie sulla psicologia dello sport e del tennis in particolare. Saluti, emily

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