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Adrian Mannarino l’ex enfant prodige cresciuto nell’ombra

Adrian Mannarino fu una delle tante promesse della generazione degli “enfant prodige” francese quella di Tsonga, Gasquet, Chardy, Monfils per intenderci. Iniziato al tennis a soli 5 anni dal padre tennista, il giovane Adrian sembrava potesse ambire al gotha della racchetta. Di lui in Francia si parlava poco, tutti erano concentrati sui più quotati connazionali in primis Richard Gasquet il quale capitanava l’armata transalpina di quei talenti mai esplosi completamente. Da quelle parti si sperava che Mannarino potesse cacciare la freccia e superarli tutti nonostante dei limiti sia nel gioco che nel fisico ed un po’ anche nella testa tutte cose che mal lo assistono quando il livello tende ad alzarsi.  Avrebbe potuto fare una carriera migliore se solo non avesse perso 9 delle 10 finali ATP giocate, l’unica vinta sull’erba di Hertogenbosch superficie che predilige. E’ un tennista atipico Mannarino nel gioco e nel carattere. Mancino, ha un ottimo servizio pieno di effetti e varietà ed è abile nel gioco a rete sa come si porta a casa un match e come incastrare gli avversari. Ha la curiosa abitudine di non voler conoscere il nome dell’avversario se non una ventina di minuti prima del match “Saperlo condiziona il mio avvicinamento a una partita. spiegò tempo fa “Contro i top-100 bastano venti secondi per capire come devi giocare: perché devo scoprirlo con tre giorni d’anticipo?”. La cosa faceva arrabbiare e non poco il suo ex coach Jean-Cristophe Faurel, per il quale ad alti livelli certe leggerezze non si potevano permettere.

E’ forse anche per questo che tutta la carriera di Adrian è stata un andirivieni tra ingressi ed uscite in top 100. Eppure dopo il best ranking n.22 il francese di Soisy-sous-Montmorency sembrava credere a qualcosa di più tanto da aver cambiato il modo di impugnare il dritto che a causa di un infortunio alla mano sinistra era diventato il suo tallone d’Achille. In Australia ha giocato un ottimo torneo regalandosi gli ottavi con un altro mancino, quello di Manacor (Rafa Nadal n.d.r.) contro il quale ha regalato agli appassionati un tie-break al cardiopalma vinto 16 a 14 dallo spagnolo.

Il trentatreenne tennista francese non è probabilmente riuscito a raggiungere i livelli che ci si aspettava ma con lui lo spettacolo è sempre garantito.

Lorenza Paolucci

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