La seconda settimana dello US Open è ufficialmente iniziata, e con essa aumentano i dubbi su chi potrà alzare la coppa a fine torneo. La parte bassa del tabellone vede come testa di serie più alta Sam Querrey (numero 21 della classifica mondiale), a rimarcare una vera e propria strage di favoriti, quali Zverev, Cilic e Tsonga, eliminati tutti nei primi tre turni. La parte alta, invece, è nettamente più competitiva: Goffin e Thiem, ma soprattutto, Roger e Rafa. Questa notte, infatti, il draw maschile si allineerà ai quarti di finale. Tutti gli appassionati pregano per una semifinale tra lo svizzero e lo spagnolo, snobbando i loro avversari. I match, però, non sono banali; l’iberico dovrà affrontare un giocatore che, se in giornata, può dare filo da torcere a chiunque: Alexandr Dolgopolov.
Nato a Kiev il 7 novembre del 1988, Alexandr Dolgopolov cresce in una famiglia di sportivi: il papà, tennista professionista, e la mamma, ginnasta. Come tanti giocatori di alto livello, inizia a prendere in mano la racchetta da bambino, giocando con il papà. Da ragazzino, spostandosi continuamente a causa del lavoro dei genitori, Alexandr ha la possibilità di allenarsi con giocatori del calibro di Andre Agassi e Boris Becker, che vedono in lui un gran talento. Dopo una piccola parentesi Junior, fa il suo esordio in un torneo ATP nel 2006, in Romania. Susseguono poi vari Challenger e comparse in Coppa Davis, ma il giovane Dolgopolov non riesce serenamente ad esprimere il suo tennis, succube di un papà-padrone. All’età di 20 anni, però, Alexandr dice basta e cambia definitivamente la sua vita tennistica. Licenzia il coach/papà, e si fa affiancare da Jack Reader. Da quel momento la carriera dell’ucraino prende forma. Nel 2010, dopo parecchie sconfitte nei turni d’esordio, arriva fino al terzo turno a Parigi, e centra la semifinale all’Aegon International, sui campi inglesi. L’anno successivo, a Melbourne, arriva il suo miglior risultato in uno slam; battendo in fila Kukushkin, Becker, Tsonga e Söderling (no. 4 del ranking), Dolgopolov approda ai quarti di finale. La corsa si arresta contro Andy Murray, in quattro set, ma la fiducia nel ragazzo di Kiev aumenta a dismisura. Dopo aver raggiunto la finale al Brasil Open e la semifinale ad Acapulco, Alexandr, in coppia con Xavier Malisse, si aggiudica il primo master 1000, ad Indian Wells, battendo in finale la coppia oro olimpica Federer-Wawrinka. Dopo qualche mese, gli sforzi dell’ucraino vengono finalmente ripagati con la vittoria del suo primo titolo ATP, in Croazia, forte di una vittoria in tre set sull’idolo di casa, Marin Cilic. Con il quarto turno anche nello slam newyorkese, sconfitto solo dal numero uno Novak Djokovic, Dolgopolov sale alla ventesima posizione della classifica, suo best ranking.
I due anni successivi, tolta la vittoria nell’ATP di Washington, sono per l’ucraino molto deludenti, soprattutto se paragonati al suo anno glorioso, il 2011 per l’appunto. A peggiorare la situazione è anche la Sindrome di Gilbert, malattia ereditaria che colpisce il fegato e il sangue e causa affaticamento, che aumenta quando Alexandr è costretto a viaggi lunghi, da un continente all’altro. “Dolgo”, però, non si perde d’animo, e infatti inizia il 2014 con buoni piazzamenti nei tornei ATP, fino a raggiungere la semifinale ad Indian Wells, dopo aver battuto giocatori come Nadal e Milos Raonic, e i quarti di finale a Miami. Dopo aver trovato la forma ideale e il gioco adatto a mettere in difficoltà anche i giocatori ai vertici della classifica, però, Alexandr cade nuovamente in un buco nero, che lo scaraventerà fino alla posizione numero ottanta. Incapace di risalire la china in maniera convincente, Dolgopolov non sembra aver alcuna intenzione di dare uno scossone alla propria classifica. Le sue stagioni sono montagne russe, è impossibile predire la sua forma e il suo gioco.
Quest’anno, dopo l’acuto in Argentina, dove ha vinto il suo terzo titolo in carriera, e la finale ottenuta in Svezia, Alexandr si ritrova alla 64esima posizione del ranking. Lo US Open che sta giocando potrebbe essere, finalmente, il palcoscenico adatto per andare oltre a quei quarti di finale raggiunti ben 6 anni fa. Questa sera, però, l’avversario non è un giocatore chiunque, bensì Rafael Nadal. “Lui è fenomenale. È forte sotto tutti i punti di vista: la corsa, il servizio, le volée. Il problema non è solo il diritto” commenta il ventottenne di Kiev. La fortuna sembra voltargli le spalle ancora una volta, costringendolo ad affrontare il numero uno del mondo in un torneo dove il suo gioco sembra essere tornato quello dei giorni migliori. C’è da dire, però, che se vuole dimostrare a tutti, e a se stesso, di essere in grado di giocare contro i più forti, questa sera dovrà giocare senza alcun timore reverenziale. “Devo cercare di giocare bene i primi due set” spiega in conferenza stampa “quando si arriva al quinto parziale, Rafa è quasi imbattibile. Fisicamente è il migliore, e vincere una partita in cinque set contro di lui è un’impresa”. Tutto è nelle mani di Alexandr. Rafa giocherà da Rafa, mentre lui? Ci delizierà col suo gioco veloce, versatile e furbo, o, ancora una volta, finirà per soccombere alla strapotenza spagnola senza riuscire a difendersi degnamente?