RITRATTI

Carlos Alcaraz, un talento con diverse sfaccettature

Nasce a Murcia il 5 maggio 2003 colui che ad oggi in Spagna sembra avere raccolto l’eredità del leggendario Rafael Nadal, almeno dal punto di vista della provenienza, perché sul campo i due, nonostante qualcuno affermi il contrario sono molto diversi. 

La scalata al vertice

La sua carriera inizia molto presto e lo porta ad essere considerato il più giovane tennista ad avere conquistato la posizione numero uno del mondo da quando esiste il Ranking ATP, raggiungendo la vetta della classifica nel 2022 a 19 anni e 4 mesi, superando il record detenuto in precedenza da Lleyton Hewitt (20 anni e 8 mesi) che durava da ventuno anni

Nel complesso vanta diciannove titoli conquistati nel circuito maggiore, tra i quali quattro tornei del Grande Slam e sette Masters 1000, ai quali si aggiunge la medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Parigi del 2024.  

Una carriera da fare invidia a molti, che lo ha portato all’attuale posizione di numero due del mondo. 

Iniziò a tenere la racchetta in mano e giocare all’età di quattro anni, quando mosse i suoi primi passi tennistici nella scuola del padre, ispirandosi successivamente al suo idolo, il connazionale Rafael Nadal, che non ha bisogno di presentazioni. 

All’età di quindici anni fu notato da Juan Carlos Ferrero,ex numero uno del circuito che lo fece allenare nella sua Accademia Equelite di Villena e successivamente diventò il suo coach seguendolo nella sua carriera professionistica. 

Il carattere e i “limiti professionali” del giovane Carlos

Nonostante la giovane e brillante carriera, alla stessa non sembrano mancare dei limiti, di recente evidenziati dal suo suo primo coach al Real Sociedad Club de Campo de Murcia, Kiko Navarro, il quale in una recente intervista rilasciata a Relevo, ha affermato: 

Nel tennis, sei un po’ come sei fuori dal campo. Da bambino, a volte, si distraeva un po’, anche per cose come portarsi le racchette o le bottiglie d’acqua in campo. Anche in partita a volte è come se si scollegasse dal match. È una cosa che ha migliorato, ma sulla quale ha ancora margine per crescere. Non era un ragazzo super disciplinato, ma alla fine era pur sempre un bambino. Doveva maturare”. 

Ed evidentemente lo dovrà ancora fare, in modo da avere la continuità che, se vuole ritornare in vetta al Ranking ATP, come da lui stesso dichiarato, gli impone il suo attuale rivale Jannik Sinner, altro giovane, di un anno più grande di lui, con il quale lo scorso anno ha equamente diviso i titoli degli Slam senza una reale lotta in classifica che, attualmente vede il tennista di San Candido dominare ininterrottamente dal giugno dello scorso anno, nonostante i tre mesi di squalifica scontati dopo l’accordo con la WADA in merito al noto “Caso Clostebol”. 

Un punto di forza del giovane Alcaraz, sembra possa risiedere nel non montarsi la testa, restando con i piedi saldi per terra, anche grazie al costante supporto della sua famiglia. 

A proposito, sempre Kiko Navarro racconta: 

Il padre di Carlos è un tecnico molto preparato. Se avesse voluto, avrebbe potuto perfettamente seguire lui il figlio. Ha saputo farsi da parte, fare ogni passo al momento giusto. Quando aveva qualche suggerimento, non ne parlava mai con il figlio, ma con me. E quando siamo andati a Villena, nell’accademia di Juan Carlos Ferrero, pur non venendo quasi mai, voleva sapere ogni cosa. A casa sapeva come non parlare di tennis, permettendo al figlio di staccare un po’ la spina”. 

La sua casa a Murcia rappresenta per Alcaraz sempre una sorta di luogo di ristoro.

Lo si può vedere anche nel recente documentario “A modo mio” trasmesso su Netflix il 23 aprile scorso e disponibile on demand nella stessa piattaforma, dove si può notare un giovane timido e impacciato davanti alle telecamere, un ragazzo molto semplice, molto legato ai suoi amici, alla sua gente, e per questo quando gli è possibile ama stare insieme a loro, per frequentare le persone di sempre. 

Nonostante il successo in campo tennistico è rimasto un ragazzo umile “attaccato” alle tradizioni familiari e al focolare domestico. 

Anche qualche altro addetto ai lavori, nonostante lo consideri un ottimo tennista e un fantasista della racchetta, che mette in campo numeri che nessun altro è capace di eseguire, a volte riscontra in lui dei “limiti professionali”, che si traducono nella maggior parte dei casi nel fatto che lo spagnolo a volte insista nel compiere “prodezze” che incontrano il favore del pubblico e che, in qualche occasione gli sono costate l’esito del match o quasi. 

Sono memorabili le sue “palle corte”, smorzate belle da vedere che a volte, forse utilizzate non al momento giusto, vanno a finire sulla rete del campo da gioco sortendo un effetto contrario al suo intento. 

A suo favore va segnalato che negli incontri dove la posta in palio è alta, utilizza di meno le giocate di stile, concentrandosi punto a punto sull’obiettivo, come ha fatto nella recente finale degli Internazionali BNL d’Italia dove si è imposto al sopra menzionato numero 1 del mondo Jannik Sinner

Tutto pronto per difendere il titolo a Parigi

La stagione tennistica sta entrando nel vivo delle competizioni, è imminente l’ambito Slam di Parigi Roland Garros, dove Carlos Alcaraz detiene il titolo conquistato lo scorso anno sconfiggendo in finale il tedesco Alexander Zverev, titolo che quest’anno si appresta a difendere con non poche insidie all’orizzonte, nonostante la terra battuta sembri essere insieme all’erba una delle sue superfici preferite. 

A questo punto non resta che fare un in bocca al lupo a coloro che scenderanno in campo e augurare un buon tennis agli appassionati. 

Alessandra Concas

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