Carlos Ramos: l’arbitro portoghese Slam dal pugno di ferro

Carlos Ramos, l’uomo portoghese delle finali: sì, avete letto bene, non stiamo parlando di Cristiano Ronaldo e la sua abitudine nel segnare negli atti conclusivi, ma dell’arbitro di tennis, suo connazionale. Nato a Lisbona nel 1971, l’autorevole giudice di sedia è passato agli onori della cronaca per il fattaccio con Serena Williams, ma la sua notorietà di arbitro dal pugno duro è antecedente: ecco un viaggio nella vita e la carriera del celebre giudice.

RAMOS, GOLD RAMOS! L’UOMO SLAM- In attività dal lontano 1991, quindi quando aveva appena 20 anni, Carlos Ramos è uno dei pochi a potersi fregiare del riconoscimento dell’ITF, International Tennis Federation, Gold, massimo premio per un arbitro.
Il giudice di sedia portoghese è, soprattutto, l’unico ad aver avuto il privilegio di arbitrare tutte e 4 le finali del Grand Slam, almeno una volta, per quanto concerne il singolare maschile: la prima, fu quella del 2005 agli Australian Open nella sfida tra Marat Safin e Leyton Hewitt, con il russo vincitore, dunque, nel 2007, il secondo incontro erboso tra Roger Federer e Rafael Nadal, con l’elvetico vittorioso. L’anno dopo, eccone un’altra a Melbourne, tra Novak Djokovic e Jo-Wilfred Tsonga, per il primo sigillo serbo, quindi il remake del Fedal a Parigi: l’ultima, in ambito degli uomini, è quella negli States tra Djokovic e Nadal del 2011. Completato il Grande Slam, tra le finali maschili, Ramos completa anche il Career Golden Slam: finale Coppa Davis 2011 tra Spagna e Argentina e alloro olimpico londinese 2012 tra The GOAT e Andy Murray.
Ma le soddisfazioni non hanno a che fare solo con il genere maschile: infatti, nell’anno della prima finale Slam, ottenne anche quella parigina in ambito Wta, tra Justine Henin, vincitrice, e Mary Pierce. Ma è il 2008 l’anno migliore: oltre alle due finali maschili, ottenne anche quella di Wimbledon tra le sorelle Williams, vinta dalla sorella maggiore Venus. L’ultima, proprio prima di quella di sabato a Flushing Meadows tra Naomi Osaka e Serena: oltre a match di Fed Cup e finali di tornei prestigiosi già arbitrati, mancano la finale di Melbourne e della competizione per nazioni tra donne, oltre alla medaglia olimpica. Ottenute queste direzioni, si ritirerà?

L’ARBITRO DAL PUGNO DURO- Carlos Ramos è sempre stato descritto come un arbitro che si fa rispettare, che non transige sulle regole, sia che sia un giocatore normale che un fuoriclasse, pronto ad infrangere quanto dev’essere tenuto in conto. L’ultimo caso è quello che ha visto protagonista il portoghese con Serena Williams nella finale US Open persa 6-2 6-4 contro la giapponese Naomi Osaka: Ramos, dopo aver dato due warnings alla Williams (per coaching e per racquet abuse), le assegna un penalty game da regolamento al terzo warning per un “verbal abuse” in quanto Serena lo accusa di essere un ladro, “thief” in inglese. In preda ad una crisi di nervi, risponde al giudice: “Non ho mai rubato in vita mia, sono una mamma, ho una bambina e tu mi derubi. Ogni volta è la stessa storia. Lo fai perché sono una donna? Ti devi scusare con me!“. Il match si trasforma in un vero e proprio dramma, tanto da oscurare l’impresa sportiva della giovane giapponese, primo tennista uomo o donna a vincere uno Slam del suo paese. La 23 volte campionessa Major è stata multata con 17000$ ma soprattutto si è vista infangare il nome di una Regina, essendo in torto come fatto notare anche dal coach Patrick Mouratoglu: Ramos ha semplice messo in atto le regole, come tutti dovrebbero fare, sempre.
Il 47enne lusitano non è la prima volta che ha screzi con dei tennisti: nel 2016, a Parigi, Nick Kyrgios offese un raccattapalle, dunque fu punito, ma l’australiano continuò a protestare; successivamente, arrivò una punizione anche per l’avversario Marco Cecchinato.
Nello stesso anno, la vittima fu Andy Murray, che definì Ramos “stupid umpiring”; lo scozzese fu vittima l’anno dopo al Roland Garros per aver perso tempo, ma pur essendo cosciente, criticò la scelta. Allo stesso torneo la vittima fu il detentore del titolo Novak Djokovic: reo di aver commesso più violazioni, fu penalizzato, non contento Nole lo insultò in serbo e colpì quasi il raccattapalle, venendo punito per condotta antisportiva. Signori e signore: un portoghese in nome della Legge.

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