Chi è James Blake, l’uomo dietro la rivoluzione del Miami Open

Il numero 4 mondiale è stato il suo miglior ranking. Dopo l’exploit con i quarti di finale raggiunti a Melbourne e agli Us Open di New York giocando in casa, la sua carriera è stata presto messa in ombra dai continui infortuni e dall’ascesa di fenomeni come Roger Federer e Rafael Nadal. Con lo svizzero ha perso 10 volte su 11 confronti diretti. Con lo spagnolo meglio, 4 sconfitte su 7 incontri. James Blake non ha però concentrato la sua vita solo sul campo da tennis. Ha studiato e lavorato per poter dare il suo contributo ad altre realtà, come l’Università nella facoltà di Economia e Finanza, l’editoria e l’attivismo in difesa delle minoranze in America, tema a lui molto caro, essendo figlio di padre afroamericano e madre inglese bianca. Ora lo rivediamo nel 2019 nelle vesti del direttore del “nuovo” Miami Open.

CARRIERA – Con un gioco veloce e dinamico, l’entusiasmo di giocare divertendosi e i suoi 185 centimetri, Blake ha vissuto la rivoluzione del tennis dei primi anni duemila, quando dal vecchio modo di concepire un tennis elegante e tecnico si è passati a match completamente basati sulla tenuta fisica dei giocatori. Vincitore di 10 titoli Atp nel singolare e di 7 nel doppio (ha giocato anche con Serena Williams), ha poi vinto una Coppa Davis con Andy Roddick e i gemelli Bryan nel 2007, dando lustro al tennis Usa. Martoriato dagli infortuni, come dalle vicende familiari e dal virus dell’herpes zoster, conosciuto anche come fuoco di Sant’Antonio, ha perso la continuità che non ha più ritrovato, fino al suo ritiro dal tennis professionistico il 29 agosto 2013 a 33 anni.

RINASCITA – Per nessun atleta è facile ripartire alla fine della carriera. Blake si è dedicato all’università, per poi lavorare in banca per meno di un anno. Cercava altro, soprattutto per poter reinvestire le sue conoscenze nel tennis e nel mondo dello sport professionistico. Così, dopo aver scritto un libro sullo sport e i mutamenti nella società americana ed essersi battuto per le minoranze e per i diritti civili a New York, si è spostato in Florida per prendere parte al comitato organizzatore del Miami Open.

 

Foto Getty Images
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PROSSIMA SFIDA – L’ex tennista afroamericano ha già dato nel suo primo anno di lavoro un forte impulso al rinnovamento, diventando presto direttore del torneo, anche grazie alla sua visibilità. Il torneo ruota ora intorno al luogo dove sorge l’Hard Rock Stadium, già sede della squadra di football americano dei Miami Dolphins. «E’ stato un lavoro incredibile», ha detto Blake alla vigilia dell’edizione 2019 del torneo. «Non avrei mai immaginato che organizzare un evento di questo tipo richiedesse tante energie, prima che non me ne occupassi di persona. Allo stesso tempo devo però dire che dà tanta soddisfazione. Sarà una grande edizione, anche senza giocatori come del Juan Martin Del Potro e Nadal. Mi dispiace tanto per le loro assenze, soprattutto per l’infortunio di Rafa all’ultimo. Questo non sarà però un motivo valido per perdere l’entusiasmo verso il torneo».
Blake è pronto a cominciare, elogiando le qualità del maiorchino e sperando che il maltempo non complichi troppo lo svolgimento dell’edizione 2019, purtroppo una tradizione da queste parti.
«Nadal è un giocatore incredibile. Purtroppo il suo gioco estremamente dispendioso ha sempre costretto il suo corpo a tantissimi sforzi. Speriamo intanto che la pioggia non ritorni. Rappresenta la principale minaccia a quanto abbiamo fatto finora come organizzatori. Vogliamo che il Miami Open sia all’altezza su tutti i fronti e faremo del nostro meglio affinché ciò avvenga». Parola di James Blake.

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