Elena Vesnina, storia di una combattente (PHOTOGALLERY)

[tps_title]Le prime vittorie[/tps_title]

Già da subito si capisce quanto Elena, nata a Leopoli nel 1986, sia adatta ad un gioco rapido e potente. La sua tenacia, però, non riesce mai ad imporsi totalmente sul campo e bisognerà aspettare fino al 2013 per assaporare una sua vittoria. Avviene a gennaio, ad Hobart, uno dei tornei in preparazione agli Australian Open, dopo una convincente partita contro Mona Barthel. In quell’edizione dello Slam avanzerà fino al quarto turno, ma d’estate arriverà il secondo titolo, ad Eastbourne, sull’erba, su una superficie che si sposa alla perfezione con il suo gioco. Sembra l’inizio di qualcosa di grande, ma Elena rimarrà sempre lì, nel limbo delle giocatrici valide ma poco costanti.

[tps_title]La svolta: il doppio[/tps_title]

Vesnina decide di provare anche in doppio a vincere qualcosa e trova in Ekaterina Makarova, russa come lei, l’ideale compagna di avventure. Prima le partner si alternavano: Rodionova, Lichovcheva, Safina, Mirza ed Erakovic, con le quali ha accumulato sei titoli a partire dal 2005 compresi alcuni importatissimi, tra cui due ad Indian Wells ed uno a Charleston. Poi, con Makarova, la svolta: cominciano con Pechino e proseguono con Mosca la settimana successiva. E’ evidente che c’è un feeling particolare. Insieme vincono anche ad Indian Wells, prima di dare il meglio in quell’estate magnifica del 2013: vittoria al Roland Garros contro Sara Errani e Roberta Vinci e agli US Open contro la fortissima coppia formata da Flavia Pennetta e Martina Hingis. E non solo Makarova-Vesnina vinceranno anche l’oro olimpico a Rio de Janeiro e le WTA Finals a Singapore, tanto per dire.

[tps_title]Il tracollo[/tps_title]

Quando era il doppio, ormai, la principale fonte di sostentamento della Vesnina, le sue iscrizioni ai tornei in singolo hanno cominciato a scarseggiare. O comunque, quando giocava, non sentiva la stessa sicurezza di quando scendeva in campo assieme alla sua compagna Makarova. Così, nel 2015 è uscita per la prima volta dalle prime cento giocatrici del mondo, trovandosi ad inizio 2016 alla posizione numero 111 del mondo. Sembra la fine per lei, ma è proprio da qui che verrà fuori la miglior versione di Elena Vesnina.

[tps_title]Il ritorno: Charleston e Wimbledon[/tps_title]

Elena Vesnina decise che una come lei non poteva stare fuori dai riflettori del circuito: così, passo dopo passo ha scalato posizioni, turni e si è ritrovata a giocare un Wimbledon (il suo major preferito) da underdog. Dal primo turno ha fatto fuori Hibino, Petkovic, Boserup, la “sorella” Makarova e Cibulkova, fino alla sonora sconfitta contro Serena Williams in semifinale. Da lì, una grande risalita che le ha permesso di giocare anche alla grande a Charleston, torneo molto importante a livello WTA, in cui è stata sconfitta soltanto in finale da Sloane Stephens, beniamina di casa.

[tps_title]L’ultima magia: Indian Wells[/tps_title]

Ed eccoci qui, all’ultima (si spera di no) tappa della carriera atipica di Elena Vesnina: Indian Wells. Rogers, Babos e Kerber tutte d’un fiato, poi la battaglia contro Venus Williams ai quarti e il dominio contro Kiki Mladenovic in semifinale, prima di vincere una finale all’ultimo respiro contro la sua compatriota Svetlana Kuznetsova, rimontando dal primo set perso. A 30 anni, Vesnina si prende la più prestigiosa vittoria a livello singolare della sua carriera, dimostrando che lei non apparirà mai nel limbo dei mediocri.

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