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Hyeon Chung, il maratoneta

Per descrivere la giovane carriera di Hyeon Chung verrebbe quasi da usare, se non addirittura abusare,  un’immagine che nella letteratura può vantare molti precedenti illustri, primo fra tutti il Dante del XV canto dell’Inferno, ovvero quella del maratoneta, che, fiaccata la resistenza di tutti gli avversari, arriva, trionfante, solo e a testa alta, al traguardo.

Quella di Chung, però, più che una gara di testa, è stata una lunga rincorsa, faticosa e piena di difficoltà, che, ieri, nella tarda serata milanese, è arrivata idealmente a concludersi. La vittoria alle Next Gen ATP Finals, considerato lo scarso credito di cui godeva inizialmente il giovane sudcoreano, ha rappresentato una vera e propria sorpresa, un’epifania splendente e bruciante, proprio come l’ultimo scatto del corridore che, prima dell’arrivo, cerca di fare il vuoto tra sé e i suoi avversari.

Un ruolo particolare e curioso nella storia della rincorsa al successo del giovane tennista di Suwon è stato giocato dall’Italia. Nell’estate del 2013, infatti, Chung raggiunse la finale di Wimbledon Junior, ma venne sconfitto dalla più grande promessa del tennis azzurro, quel Gianluigi Quinzi che sembrava incarnare alla perfezione il ruolo di sfacciato vincente, come un maratoneta che, sicuro dei propri mezzi, parte in fuga verso la vittoria. In quell’occasione tutta l’Italia tennistica era, ovviamente e giustamente, dalla parte del tennista azzurro, d’altronde quel ragazzino coreano, esile e occhialuto, recitava benissimo la parte dello sconfitto, rispettoso, a tratti inespressivo, più simile ad uno studente in Erasmus che ad un atleta di primo livello.

Chung, sconfitto e impotente di fronte al prepotente scatto del giovane italiano, non si è, però, abbattuto e si è rimesso subito in corsa. Con la disciplina e l’abnegazione che da sempre contraddistingue gli atleti dagli occhi a mandorla il giovane sudcoreano ha iniziato una lenta ma costante scalata: numero 479 il 3 marzo 2014, 367 il 5 maggio, 245 l’11 agosto e 185 il 13 ottobre. Il 28 aprile 2015 ha fatto la sua prima irruzione nella top 100 al n. 88, lo scorso settembre ha toccato la piazza numero 44 e oggi occupa la 57.

In questo 2017 Chung ha iniziato a prendersi diverse rivincite, soprattutto nei confronti dei suoi coetanei più accreditati; a gennaio, infatti, ha sconfitto il croato Borna Coric, già battuto sull’erba del famoso Wimbledon del 2013, ad agosto, negli Stati Uniti, ha avuto la meglio sul russo Andrey Rublev, appena sconfitto anche nella finale della kermesse milanese, senza dimenticare lo scalpo del giovane più talentoso del circuito, il tedesco Sascha Zverev, n. 4 del mondo, già pronto per competere con i campionissimi di questo sport.

Il cerchio si è finalmente chiuso a Milano (ancora l’Italia nel suo destino), dove Chung ha logorato e fiaccato la resistenza di tutti i suoi avversari, come un corridore che, dopo aver imposto un ritmo asfissiante al gruppo, si stacca per la volata finale, ormai in totale controllo della gara. Il tennis del coreano, d’altronde, si fonda proprio sulla costanza, sulla pressione e su una resistenza quasi militaresca; proprio per queste caratteristiche in molti hanno paragonato Hyeon a Djokovic, primo grande giocatore totale, in grado di passare dalla difesa all’attacco con un solo colpo e dotato di un atletismo al limite dell’umano; lo stesso Chung, inoltre, non ha mai negato che il campione serbo sia uno dei suoi più grandi modelli e fonti di ispirazione.

Al di là dei paragoni più o meno ingombranti, il giovane tennista sudcoreano ha finalmente mostrato al mondo cosa è in grado di fare e lo ha fatto con una forza e una personalità che in pochi hanno dimostrato di possedere a quest’età. Chung è finalmente in testa e farà di tutto per restarci.

Pierluigi Serra

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