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Il bianco e il nero di Rafael Nadal

 Quando si parla di Rafael Nadal, campione indiscusso, si finisce inevitabilmente a dibattere sul suo ruolo nel tennis degli ultimi dieci anni, dal crack che stravinse il Roland Garros al suo debutto nel 2005 fino alla sua nona vittoria di quest’anno, intervallata solo dal successo dell’acerrimo rivale Roger Federer nel 2009.

La carriera di uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, soprattutto negli ultimi tempi, lo ha visto calcare i campi del circuito ATP fondamentalmente a due velocità, con le vittorie strabilianti, facilissime a vederle da fuori, e gli stop a causa di problemi fisici che ne hanno minato il cammino più e più volte.

Tra i problemi al polso, alla schiena e quelli decisamente più famosi al ginocchio, Nadal ha perso numerose chances di conquistare titoli importanti (ultimo è stato l’infortunio proprio alla schiena che lo ha costretto ad una prestazione opaca contro un Wawrinka poi vittorioso in finale agli Australian Open) alternando lunghi periodi di forma strepitosa, con pochissimi in grado di impensierirlo, ad altri di forma fisica decisamente precaria o addirittura di assenza dai tornei.

Negli ultimi mesi, dopo il nono successo sul Philippe Chatrier e l’eliminazione agli ottavi a Wimbledon per mano di Nick Kyrgios, il maiorchino è stato costretto a saltare in toto i due “mille” di Toronto e Cincinnati oltre all’ultimo torneo Slam dell’anno, perdendo importantissimi punti a causa della mancata difesa di tutti e tre i titoli sopracitati. Ha perso il numero 1 nel ranking ATP, con il solito Novak Djokovic che ne ha approfittato per tornare in testa, e per tornare al meglio dovrà affrontare un inevitabile periodo di ambientamento visto il ritorno dall’infortunio.

Nella giornata di giovedì, tuttavia, ha fatto ben sperare il suo comportamento in campo in occasione di un’esibizione in Kazakhstan contro Jo-Wilfried Tsonga: la vittoria in sé, arrivata in tre set rimontando da 0-1, non costituisce un’indicazione valida per quantificare le effettive possibilità di successo di Nadal nel rush finale della stagione tennistica, tuttavia i segnali confortanti si sono riscontrati nei movimenti piuttosto fluidi e nella qualità del gioco espresso, già piuttosto incisivo sotto tutti i punti di vista.

La sua presenza, a sentire le sue parole in varie interviste, dovrebbe essere confermata al 100% per i prossimi tornei, con lo stesso Rafa che ha specificato che la forma ottimale è ancora lontana, sebbene il dolore sia quasi sparito del tutto, e che sfrutterà la tournée asiatica come preparazione in vista dei rimanenti impegni dell’anno solare; uno su tutti, le ATP Tour Finals di Londra.

Di blackout lo spagnolo ne ha avuti anche troppi in carriera e, anche se non si vuole entrare nel merito di tali défiances fisiche, resta palese come i suoi numeri siano stati condizionati da tali situazioni e che, con i ventinove anni che non tarderanno ad arrivare, occorre per Nadal ritrovare una continuità notevole se vuole riuscire ad aggiungere altri trofei alla sua bacheca, anche perché il tempo passa e, come dimostrato da Kyrgios a Church Road, nuovi talenti stanno uscendo dalla nebbia per prendersi il posto dei “”Fab Four”, i quali non resteranno al top per sempre.

Lorenzo Cialdani

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