Kyle Edmund, la nuova stella britannica

Al termine di un’incredibile maratona al primo turno contro il francese Stephane Robert (2-6 6-4 6-3 5-7 6-2), il giovane britannico Kyle Edmund, classe ’95 e n. 121 del mondo, ha vinto la sua prima partita in uno Slam al Roland Garros, in quel di Parigi. Poi si è ritirato, per un dolore agli addominali, prima di disputare il suo match di secondo round, con Nick Kyrgios. Scopriamo chi è questo giovane di buone speranze, che ha ricevuto i complimenti dell’illustre connazionale Andy Murray.

Era l’8 gennaio 1995, e a Johannesburg nasceva, da una famiglia di origini inglesi, un bambino di nome Kyle. Sembra l’inizio di una favola, ma è invece la vera storia di Kyle Edmund; il giovane britannico, infatti, si è trasferito in Inghilterra solo a tre anni, e sette anni dopo ha iniziato a praticare tennis. La passione per questo sport l’ha portato ben presto ad allenarsi in un’accademia nel Sud dell’Inghilterra.

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I risultati del lavoro svolto iniziano agli US Open 2011, ovviamente juniores, quando arriva in semifinale ed è fermato solo da un’altra promessa, il ceco Jiri Vesely. Questo risultato è il trampolino di lancio per i successi, in doppio, agli Us Open 2012 e al Roland Garros 2013, in coppia con il portoghese Ferreira Silva.

Dopo aver vinto la prima partita nel circuito professionistico nel 2013 – un primo turno di Eastbourne vinto con De Schepper -, il ragazzo naturalizzato inglese inizia a fare la gavetta nei Challenger.

 I primi effettivi successi arrivano proprio quest’anno, e sono suddivisi tra il circuito maggiore e quello dei Challenger: il britannico inizia l’anno a Doha, perdendo al primo turno delle qualificazioni. In Australia Edmund gioca, e supera, le qualificazioni del primo Slam stagionale, per poi essere battuto da Steve Johnson nel primo turno di tabellone principale.
[fnc-sz-youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=-QmPW_WaK4c” p=”Kyle si allena con Andy Murray.”]
Per smaltire la parziale delusione australiana, Edmund gioca diversi Challenger: da segnalare la vittoria a Hong Kong (un 6-1 6-2 impartito a Ito in finale) e la semifinale a Irving (sconfitta contro Chung per 3-6 2-6). In seguito di questi risultati, Edmund riesce ad accedere al tabellone principale del Master 1000 di Miami: il sorteggio non è, però, favorevole, e il britannico si deve arrendere con un doppio 6-2 a Robin Haase.

Come dopo l’Australian Open, Edmund gioca diversi Challenger, raggiungendo la semifinale a Le Gosier, e i quarti in tre tornei minori italiani (Vercelli, Torino e Roma). Ma l’exploit arriva a Parigi, dove supera le qualificazioni, e batte in una partita tiratissima Stephane Robert. LA favola parigina è però interrotta da un infortunio, che non gli permette di disputare il suo incontro con Kyrgios.

Con Edmund, l’Inghilterra sembra aver trovato un nuovo tennista che può raggiungere alti livelli: Kyle è, infatti, il terzo britannico nel ranking, che lo vede nella 121esima posizione, dietro a Ward (101) e il solito Murray (3).

 Il gioco della “rising star” (stella nascente) britannica si basa su un poderoso servizio e un dritto pesante, che gli permettono di manovrare la gran parte dei punti al servizio; a questo va aggiunto una buona mobilità e un gioco di volo più che discreto. Il lavoro principale, per poter stare al passo con il tennis mondiale, è sul rovescio, necessario per tenere il ritmo da fondo, e la risposta, che sta diventando sempre di più il colpo principale del tennis moderno.

Il quesito che tutti si pongono ora è: riuscirà questo giovanissimo a raggiungere il vertice del tennis mondiale e a diventare il nuovo grande giocatore che la Gran Bretagna attende? Il tempo è dalla sua parte.

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