Lo chiamavano Baby Federer

Lo chiamavano Baby Federer ed era una delle maggiori promesse del tennis. Bulgaro, classe 1991, esordisce nel 2008, a soli 17 anni, in coppa Davis e comincia la sua scalata. Inizia ad imporsi nel circuito tra il 2013 e il 2014, aggiudicandosi 4 tornei e dimostrando una buona versatilità (Stoccolma indoor, il Queen’s su erba e Bucarest ed Acapulco su terra); tra il 2015 e il 2016 vive la sua prima parabola discendente con due stagioni da dimenticare; ma non è tutto compromesso, raggiunge infatti l’apice della sua carriera, fino ad ora, nel 2017: vince altri 4 tornei, tra cui il Master di Cincinnati, e conquista la terza posizione del ranking. Si qualifica dunque per le ATP Finals di Londra e qui compie la vera impresa: vince, dominando incontrastato, da assoluto outsider. Gioca ad un livello impressionante e si conferma uno dei più interessanti giocatori del circuito. Sembrava finalmente giunto il suo momento di imporsi, di abbandonare i panni del predestinato e vestire quelli del campione.

ATP Finals, Londra 2017

Giocatore dinamico, elastico, armonioso, elegante. Uno stile di gioco molto spettacolare, per certi versi ispirato a quello di Roger Federer (da questo l’appellativo di “nuovo Federer”, evidentemente ormai immeritato) soprattutto nel rovescio. Tennista capace di attaccare con estro e creatività, e di difendere con caparbietà, alternando potenza e precisone. Uno dei giocatori più belli da vedere.

Ma poi qualcosa va storto e Grigor precipita per la seconda volta. Il 2018 rappresenta l’inizio della fine. Continui problemi legati all’anca, una forma fisica che non riesce più a tornare stabile e competitiva, e un gioco che perde brillantezza ed efficacia. Il tennista bulgaro perde motivazione e fiducia, e accumula sconfitte su sconfitte senza vincere più un torneo. Un declino inesorabile dal quale non riesce a riprendersi.

Dimitrov non ha sicuramente ottenuto ciò che ci si aspettava e si è rivelato un grande flop, ma pensare che un giocatore classe 1991 sia già sul viale del tramonto è forse eccessivo. Il suo talento è indiscutibile e la speranza che possa ancora ritrovare se stesso e il suo miglior gioco non è ancora svanita. Certo adesso non può più sbagliare. E in effetti il 2020 per lui è iniziato molto bene: protagonista all’ATP Cup con la sua Bulgaria, della quale è anche capitano, di una combattuta vittoria contro la Gran Bretagna. Grigor supera in rimonta Daniel Evans con il risultato di 2-6, 6-4, 6-1 e poi trascina la Bulgaria alla vittoria anche nel doppio in coppia con Alexandar Lazarov. Quello visto all’esordio è un Dimitrov in gran forma che, dopo un primo set di assestamento, non concede nulla al suo avversario e gioca in piena fiducia. Segnali importanti dunque in vista di una stagione fondamentale per la sua rinascita sportiva. In molti non hanno mai smesso di credere in lui e in questi ultimi due anni sono sempre stati traditi dai suoi risultati, ma forse questa volta può iniziare un nuovo capitolo, quello che racconterà il viaggio di Grigor verso le vette del ranking che tanto ha agognato. È ancora troppo presto per sbilanciarsi, la stagione è appena iniziata, ma oltre ai sognatori che lo immaginano saldamente in top 10, c’è anche chi sostiene, più concretamente, che quella di Dimitrov sia una storia con pochi colpi di scena in riserbo. Per adesso possiamo solo speculare, sarà il campo a darci il verdetto, ma credo che l’ultimo treno per Dimitrov non sia ancora passato, se in questa stagione riuscirà a ritrovare la convinzione giusta e la confidenza del suo gioco potrà ancora dire la sua. Purtroppo si tratta ancora di un “se” enorme.

Christian Cavagna

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