I The Rokes, in una canzone ormai molto vecchia, cantavano “bisogna saper perdere”. E avevano ragione: nello sport soprattutto, sicuramente nel tennis.
Anche un grande del giornalismo sportivo italiano, come Gianni Mura, riteneva che proprio nella capacità di amministrare le proprie sconfitte, o più in generale, nel proprio rapporto con la sconfitta, risiedano i “migliori”, quando, scherzando (ma non troppo) diceva “perda il migliore”.
Sembra quasi che Feliciano Lopez abbia ascoltato il refrain dei Rokes quando ha rilasciato questa dichiarazione: “Ci saranno quasi 3500 tennisti nella classifica ATP, ma solo una esigua percentuale tra loro ogni settimana alzerà una coppa. Gli altri sono destinati alla sconfitta”. Interessante considerazione. Il veterano spagnolo, che gioca nel circuito maggiore dal 1997 vantando quindi ben 18 anni di esperienza, sostiene che proprio sul tema della sconfitta si gioca la capacità di essere degli sportivi di successo.
Nel tennis, dice Feliciano, si può vincere ma le possibilità di perdere sono maggiori, proprio perché un torneo ha bisogno di almeno 5 vittorie, e ogni giorno può segnare una differenza rispetto alla capacità di giocare il proprio miglior tennis, anche quando ci si sente in forma. Accade così di perdere, inopinatamente, e questo può provocare la perdita della serenità.
Lopez sostiene come la capacità di elaborare e metabolizzare le sconfitte sia fondamentale, specie tra gli junior, quando si sta per passare al professionismo. In quella fase l’equilibrio di un giocatore è molto fragile, si assiste magari ad un coetaneo che comincia a collezionare vittorie, mentre si fatica ad emergere, e allora i dubbi e le ansie assalgono. Secondo Lopez è fondamentale il gruppo che segue il tennista in quel momento, chi riesce a far metabolizzare al proprio assistito quanto di positivo ci possa essere in una sconfitta, proprio come stimolo per vincere e scalare le classifiche, sarà di sicuro un buon allenatore.
Insomma, le sconfitte sembrano la medicina migliore per la vittoria. Dice Lopez: “Il segreto è la tolleranza. Essere tolleranti con le sconfitte non significa subirle passivamente, ma farle diventare lo stimolo per nuove vittorie”. Questo riferimento alla “tolleranza” viene fatto proprio in terra d’Inghilterra, patria del filosofo John Locke (esatto, è questo signore nella foto in alto), autore della celebre Lettera sulla tolleranza. Certo, qui non si parla di tolleranza politica, ma psicologica: in ogni caso le differenze non sono poi molte, almeno nella metodologia di gestione del problema.
La pozione del tennista iberico, che a 35 anni è tra i più longevi top player del circuito, atipico non solo per il tennis d’attacco ma anche per il rovescio ad una mano (con lui ricordiamo Almagro), appare improntata a grande saggezza. Il tennista sa che per vincere deve avere continuità, e questa non può durare per sempre, in quanto tante sono le variabili che possono influenzare un risultato: infortuni, un colpo fortunato, una decisione sbagliata dell’arbitro. Diventa quindi necessario saper amministrare la sconfitta, in qualche misura, metterla in conto e non temerla.
Curioso che questa dichiarazione del giocatore di Toledo arrivi alla vigilia di Wimbledon. Gli appassionati sanno che sulla porta degli spogliatoi del Lawn England Croquet & Tennis Club c’è una citazione tratta da una poesia di Rudyard Kipling, intitolata “If”. L’estratto che ci interessa sembra proprio fatto a posta per cesellare la dichiarazione di Lopez: “(…) se saprai affrontare il successo e la sconfitta e trattare questi due impostori allo stesso modo (…)”. Il finale lo lasciamo alle vostre ricerche, da oggi potremo parlare del “filosofo Lopez” a giusta ragione.