Molla Mallory, la norvegese che conquistò l’America

Oggi omaggiamo una delle campionesse del tennis mondiale che tuttavia non ha riscosso i riconoscimenti che avrebbe meritato. O almeno non quelli conferiti a colleghe ben più conosciute di lei. Parliamo di Molla Mallory, che nei primi anni del secolo appena conclusosi fu capace di grandi imprese. E proprio oggi sarebbe il suo 131esimo compleanno.

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Quando Anna Margarethe Bjurstedt (conosciuta poi come Molla Mallory dopo che nel 1919 sposò Franklin Mallory in America) nacque a Oslo nel marzo del 1884, in pochi avrebbero potuto prevedere il segno che avrebbe lasciato nel tennis e nel mondo sportivo al femminile in generale.

Eravamo nell’ultimo scorcio del 19esimo secolo e le moderne regole del tennis erano in vigore da appena 10 anni. Era un mondo in cui non era ancora stata definita l’ora del meridiano di Greenwich come fuso orario di riferimento e New York non aveva ancora ricevuto dalla Francia la Statua della Libertà. Van Gogh non aveva dipinto i suoi “Girasoli” e Tchaikovsky doveva ancora scrivere la sua “Bella addormentata”.

Ma lei, figlia di un ufficiale dell’esercito norvegese, avrebbe di lì a poco introdotto una nuova attitudine e un nuovo approccio al tennis. Con il suo tennis fatto di grinta e atletismo, ottenne il record di 8 vittorie agli US Championships (gli attuali US Open) e divenne l’unica donna, raggiunta in futuro da Chris Evert, ad aver vinto consecutivamente 4 titoli, in particolare dal 1915 al 1918.

Inoltre, con la sua ultima vittoria in America, datata 1926, all’età di 42 anni, ha stabilito un altro record: è la giocatrice più anziana ad aver vinto un titolo del Grand Slam. Quando Bjurstedt, o Mallory, arrivò negli Stati Uniti nel 1915, aveva già vinto una medaglia di bronzo alle Olimpiadi ma era comunque una completa sconosciuta.

Questo finché non riuscì a battere per tre volte la campionessa Marie Wagner in due set e vincere il primo di 5 titoli ai campionati nazionali indoor. In quello stesso anno vinse il primo dei suoi 8 titoli Slam. Ciò che distinse Mallory dal resto delle giocatrici, non a caso vinse 8 differenti avversarie nelle sue 8 finali Slam, fu la sua attitudine e il suo stile di gioco. Non è una sorpresa che era vista come una giocatrice ostica che non mollava mai.

Anche a 42 anni, nella finale del 1926 che la vedeva affrontare Elizabeth Ryan, Mallory riuscì a recuperare nel set decisivo da 0-4 a 9-7. Ma lei era anche descritta come una che correva tanto con una resistenza senza limiti, giocando di potenza dalla linea di fondocampo con un forte diritto che faceva correre le sue avversarie da una parte all’altra del terreno di gioco.

Bob Kelleher, un ex presidente della USTA, era un raccattapalle durante l’era di Mallory e di lei disse che fu una combattente indomabile e che sul campo sembrava e agiva da dura, al punto che era meglio non incrociare il suo sguardo. Una delle sue poche dichiarazioni pubbliche mostra la differenza tra il punto di vista di Mallory e lo stile generale del suo periodo: “Trovo che le ragazze non colpiscono la palla forte come dovrebbero. Io credo nel colpire sempre la pallina con tutte le mie forze, ma sembra che ci sia una predisposizione a “farla finita” in tante ragazze contro cui ho giocato. Ecco, io non chiamo questo tennis”.

E non è difficile individuare quello stesso stile e quello stesso spirito in alcune delle più grandi tenniste della storia, come Billie Jean King, Martina Navratilova e le sorelle Williams. Ma anche altre campionesse dell’era moderna come Steffi Graf e Chris Evert, che in quanto a grazia ed eleganza possono essere considerate eredi dello stile di gioco di Suzanne Lenglen, in antitesi con quello di Mallory, per alcuni aspetti come la velocità, l’atletismo e la propensione all’attacco possono tranquillamente essere pargonate alla giocatrice norvegese-americana.

La carriera di Mallory finì all’età di 45 anni come semifinalista a Forest Hills. Fino ad allora aveva giocato in tutti gli US Championships tra il 1915 e il 1929. Non contenta di aver conquistato 8 titoli, arrivò in finale in altre due occasioni, in semifinale altre tre volte e, il suo peggior risultato, un quarto di finale nel 1927. Per lei fu un appuntamento fisso anche il doppio misto, tra il 1915 e il 1924, vincendo tre volte (due con Bill Tilden) e piazzandosi al secondo posto per 5 volte (di nuovo con Tilden). Contando altri due titoli nel doppio femminile, Mallory ha raccolto ben 13 titoli americani in totale.

Ma in quegli anni, il contesto storico è nuovamente determinante. Il torneo negli Stati Uniti fu l’unico Grand Slam a essere organizzato anche durante la Prima Guerra Mondiale, dunque Mallory non poté lanciare l’assalto ai tornei europei fino al 1920. Da quell’anno in poi, a 34 anni, fu ragionevolmente considerata nella sua fase calante per quanto riguarda la condizione fisica, e così i successi contro la nuova generazione di giocatrici furono limitati.

Tuttavia, riuscì a raggiungere una finale, due semi e due quarti di finale a Wimbledon e una finale a Parigi al suo primo tentativo, pur non avendo mai giocato prima sulla terra battuta. Sembra dunque sorprendente che, alla luce del suo straordinario contributo al tennis femminile, il suo nome e ciò che ha fatto non vengano ricordati alla stregua della sua controparte francese più famosa (Lenglen). Quasi tutti attribuiscono a Suzanne Lenglen il punto di svolta del tennis femminile. Lenglen fu indubbiamente una delle giocatrici più dotate della sua epoca, un’esponente bella e agile di questo sport. Sapeva essere anche fiammeggiante e commovente e aveva un fascino tale da avvicinare al tennis femminile un numero di appassionati francesi e britannici mai visto prima. Tuttavia, nella sua carriera, conclusasi nel 1926, Lenglen partecipò soltanto una volta agli US Open, uscendo al secondo turno.

A dispetto della loro più datata fama, Mallory fu introdotta nella International Tennis Hall of Fame nel 1958, un anno prima della sua morte a 75 anni. Ma 20 anni prima della sua più famosa collega francese che entrò nella Hall of Fame nel 1978, 40 anni dopo la sua scomparsa prematura.

Mallory ebbe un ulteriore riconoscimento lo scorso anno quando il suo nome entrò, insieme a quello di Pete Sampras, nel “Court of Champions” al Billie Jean King National Tennis Center, il centro sportivo che ospita gli US Open.

Insomma, Molla può essere tranquillamente considerata alla pari non solo di King, Navratilova, Evert e Graf ma anche di Don Budge, Maureen Connolly, Margaret Court, Althea Gibson, Jack Kramer, Rod Laver e Helen Wills. E un altro campione che indubbiamente ha apprezzato Mallory sin dall’inizio e per via della sua esperienza personale, è proprio il suo compagno di doppio Bill Tilden.

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