Scriverlo risulta quasi illegale, impossibile, blasfemo. Gael Monfils ha davvero raggiunto la maturità?
30 anni compiuti per lo splendido cestista, ehm, scusate, tennista parigino, mirabolante funambolo dalle eccezionali doti atletiche. Eppure, nonostante una genialità non indifferente, il povero Gael non ce la faceva proprio ad essere ricordato per i suoi risultati.
Certo, di lui si è sempre parlato, ma come “trapezista” o, meglio ancora, “giocoliere”.
Un personaggio strano, senza dubbio. Strano, ma tremendamente divertente, capace di sbeffeggiare con simpatica insolenza anche i possenti dominatori del circuito.
Una ventata di buonumore e spensieratezza invade le case di chi lo vede saltare, giocare no-look, inventare recuperi apparentemente impossibili.
Esiste un confine sottile tra il genio e la follia, un confine sopra il quale “la Monf” zampetta con naturale leggiadria, incantando con un’esplosività fuori dal comune, cimentandosi in giocate impensabili divenute spesso realtà.
Eppure, il 2016, attenendoci ai noiosissimi numeri, lo vede attualmente tra gli otto giocatori qualificati per le Finals di Londra.
Sembra un miraggio, lo so. Un divertentissimo equilibrista gettato in un torneo che vede come protagonista, da sempre, la classe più alta dei professionisti. Uomini dediti al lavoro ed al sacrificio, incapaci di prendere con leggerezza un mestiere troppo importante per essere visto solo come gioco. Sembra quasi uno scherzo, pensandoci bene.
Per consolidare questa posizione, però, raggiunge per la seconda volta in carriera una semifinale Slam, schiacciando senza mezze misure il giovin Pouille da me tanto decantato.
Ora lo attende una, forse proibitiva, sfida con il dittatore del tennis mondiale, al secolo Novak Djokovic, che, con immensa fatica e sudore, raggiunge la trentunesima semifinale Slam, lottando per ore e ore sul campo, come un leone contro famelici avversari desiderosi di abbattere il sovrano con un colpo di stato.
Ah, si è ritirato anche Tsonga? Allora niente, mi rimangio tutto.
Di Tutto Tennis