Nadal: l’instancabile voglia di vincere.

32, sono i master 1000 vinti, 8, le volte in cui ha trionfato qui, al Foro Italico, 19, fin ora, le vittorie quest’anno sulla terra rossa su 20 partite (ringraziare Thiem), 16 finali slam vinte, non sto dando i numeri, o almeno non a caso, sono le statistiche di Rafael Nadal, indiscusso dominatore della stagione sul rosso. È banale parlare di egemonia, si, perché quello del Maiorchino è un predominio incredibile, asfissiantemente continuo, numericamente spaventoso.
Probabilmente non è nemmeno facile rendersi conto di quello a cui stiamo assistendo, molti lo danno quasi per scontato, presi dall’abitudine; ma vincere è difficilissimo, continuare a farlo ha dell’incredibile.
Parlando del torneo nello specifico, Rafa ha esordito con Dzumhur, concedendogli solo un game in un’ora esatta di gioco.
Ha poi liquidato il giovane Shapovalov, con il punteggio di 6-4 6-1.
Senza pietà ai quarti di finale, non senza qualche patema, ha battuto Fabio Fognini che comunque ha avuto il merito di strappargli un set, dato significativo e non scontato. In semifinale abbiamo invece assistito a un grande classico, che è mancato a tutti, Nadal-djokovic, sul centrale, è uno spot che al tennis italiano non può che fare bene. È stato un match molto intenso, soprattutto nel primo set vinto al tiebreak in un ora e venti di gioco.
La seconda partita è stata più veloce e si è chiusa per 6-3 a vantaggio di Nadal.
In finale ha affrontato il giovane Zverev, forse l’avversario più temibile visti gli ultimi risultati proprio su questa superficie (vedi la vittoria a Madrid). La partita ha 3, o forse 4 facce, ma Nadal la porta a casa al terzo set. Braccia al cielo, per l’ottava volta re di Roma e nuovamente numero uno del mondo.
Roma ha rimescolato le carte, certo, però ci sono cose che non cambiano, l’espressione di un campione, la sua voracità di successi, coppa dopo coppa, la sua ingordigia spietata ma davvero unica. Ci si chiede come sia possibile tutto ciò, banalmente cercando di comprendere cosa differenzia giocatori che continuano a vincere da giocatori che si fermano o addirittura che potrebbero ma non riescono a farlo. Sarebbe semplicistico rispondere che è tutta una questione di talento, certo questo ricopre la sua parte, ma il rifiuto ostinato, pervicace, ossessivo della sconfitta, questa è un’attitudine che hanno in pochissimi, forse Nadal ne è la perfetta rappresentazione.
A 31 anni, si appresta a iniziare il Roland Garros da numero uno e da grande favorito, con l’umiltà che l’ha sempre contraddistinto, anche questa prerogativa non dei più forti, ma dei fuoriclasse.

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