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Ritratto di David “La Goff” Goffin

di Gianmaria Sisca

Indian Wells 2016: David arriva in semifinale, batte alcuni giocatori del calibro di Cilic e Wawrinka e, nonostante quegli occhi azzurri e mansueti e quello sguardo docile, in campo mette davvero paura a tutti.

La Goff – questo il soprannome – nasce a Roucourt nel 1990, e si consacra come una realtà solida e radiosa nel 2014 quando, il 2 Agosto, si impose in rimonta su Thiem nella terra rossa del 250 di Kitzbuhel. E non finì così! Perché Goffin si aggiudicò anche un altro 250, nel cemento di Metz – dove batté anche un certo Tsonga. E poi finale a Basilea – persa con un certo Federer -, e un 2014 da urlo chiuso in 22esima posizione.

L’anno successivo lo vide perdere le finali nell’erba di ‘S-Hertogenbosch – contro Thiem -, e infine nella rossa terra di Gstaad – nuovamente contro il giovane talento austriaco. Il 2015 lo vide issarsi al best ranking di numero 15 e, ultima ma non di certo per importanza, la finale di Coppa Davis – con l’altro piacevole talento Darcis – persa … anzi, vinta da Murray con la sua Inghilterra. Già alla luce di queste poche tappe elencate, affiora una peculiarità interessante e preziosa: Goffin non ha una superficie preferita! Riesce ad esprimere il suo tennis ovunque.

Tifoso di Federer, La Goff iniziò a giocare all’età di sei anni, e ora, cioè ben 20 anni dopo, ecco qui un giocatore che è davvero l’archetipo del meglio della sua nazione: elegante, pulito, e soprattutto silenzioso. Per quanto possiamo affermare che Djokovic non sia enorme fisicamente, e neppure Federer sia così statuario, per La Goff il discorso raggiunge il parossismo. Certo, i muscoli li ha, ma appare davvero una dolce figura fragile e leggera quando è sul campo … un uccello vulnerabile e … ma che scherziamo? “Impossible is nothing” è il suo motto, e per La Goff pare davvero così! Pecca di potenza, ma in una partita può fare tanti vincenti quanto i suoi coetanei “armadi”. Per le persone silenziose e determinate l’impotenza diventa una forza creatrice, e Goffin ha fatto della delicatezza e dell’agilità il suo punto di forza.

Tecnicamente Goffin è spettacolare: colpisce in anticipo, ha stampato in testa il punto virtuale di impatto e raramente lo sbaglia. Quando la palla rimbalza lui è già nel posto giusto al momento giusto. Col dritto effettua un’amplissima ovalizzazione, ha un’apertura altissima, e perciò la racchetta fa un bel giro prima di impattare. Ma quando impatta, e nel momento in cui la palla esce veloce dalle corde – che velocità di braccio! – è davvero impossibile non rimanere stupiti da cotanta pulizia, tecnica, e talento! E il dritto è sistemato; che colpisca puntando il peso col piede destro o col sinistro, non ha importanza. La Goff è felpato e sarà pronto a ritornare al centro del campo in un baleno. Il rovescio bimane, poi, è naturale ed è probabilmente il suo colpo migliore; vedere per credere il lungo linea, marchio di fabbrica.

 

Il servizio, nonostante la già citata statura, è ottimo ed efficace. Tornando a noi e all’imminente presente, Goffin, in quel di Indian Wells, se la vedrà in semifinale con Raonic, un altro bombardiere e forse più bombardiere di Cilic e di Wawrinka. Sarà una sfida difficile per il nostro, ma noi, davvero, speriamo possa esprimere il massimo del suo gioco. Ha già dimostrato come disinnescare le bombe di Cilic – capace, a suo dire, di vincere game in 40 secondi – e ha dimostrato anche come contenere, da fondo campo, palle pesanti come quelle di Stan.

Insomma, che vinca il migliore naturalmente, ma sarebbe bello veder trionfare un ragazzo così etereo e anti divo, misurato e rispettoso quale La Goff, soprattutto in un’epoca – non solo tennistica – di pose e di millanteria troppe volte ingiustificate. Facciamo il nostro imbocca al lupo a lui, e speriamo di vedere ancora grande tennis, e di prendere coscienza che i risultati e la grandezza possono essere raggiunti anche in punta di piedi.

Redazione Tennis Circus

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