Carlos Alcaraz ha scritto un’altra pagina leggendaria del tennis contemporaneo, confermandosi campione del Roland Garros per il secondo anno consecutivo. In una finale che ha tenuto il pubblico con il fiato sospeso per oltre cinque ore e mezza, il giovane spagnolo ha superato Jannik Sinner con il punteggio di 7-6 al quinto set, dopo essere stato sotto di due set. Una vittoria sofferta, costruita punto dopo punto, che Alcaraz ha definito senza esitazioni “la partita più emozionante della mia carriera”.
Il sapore della storia
Nella conferenza stampa post-partita, Alcaraz ha riconosciuto la portata storica della sfida. “Se la gente paragona questo match a Borg-McEnroe o Federer-Nadal, per me è un onore. Non so se siamo a quel livello, ma è bellissimo essere parte della storia del Roland Garros”. Lo spagnolo non ha nascosto l’orgoglio per essere riuscito a rimontare una finale Slam per la prima volta in carriera, sottolineando come “non ci fosse occasione migliore per farlo”.
A 22 anni e 34 giorni, Alcaraz conquista così il suo terzo titolo Slam, posizionandosi dietro solo a leggende come Bjorn Borg e Rafael Nadal per precocità nei trionfi nei Major.
La forza della resilienza
La chiave della vittoria di Alcaraz è stata la sua incrollabile fiducia nei propri mezzi, anche nei momenti più difficili. “Quando Sinner mi ha brekkato nel terzo set, ho sentito che tutto era a suo favore. Ma ho provato a cancellare quei pensieri negativi e continuare a lottare. Mi dico sempre che nei momenti cruciali devo andare avanti, senza paura di sbagliare”.
Uno dei momenti più drammatici è arrivato nel super tie-break finale, quando Alcaraz si è trovato ad affrontare tre match point contro. Ma nemmeno allora ha perso la testa: “Volevo essere uno di quei giocatori che riescono a salvarsi nei momenti decisivi di una finale Slam. Ci credo sempre. Ho pensato solo a un punto alla volta”.
Una rivalità che accende il tennis moderno
Il confronto tra Alcaraz e Sinner si sta rapidamente trasformando in una delle rivalità più affascinanti del tennis moderno. Era la dodicesima sfida tra i due, ma la prima in una finale Slam. “Ogni volta che ci affrontiamo, alziamo il nostro livello. Ci spingiamo oltre i nostri limiti e penso che anche i tifosi lo sentano”, ha detto Alcaraz, che si è detto certo che Sinner tornerà ancora più forte: “Non lo batterò sempre. Entrambi impareremo da questa partita e spero ce ne siano molte altre come questa”.
Il rispetto tra i due è palpabile, così come la consapevolezza che il tennis sta vivendo un passaggio generazionale entusiasmante. Per vincere gli Slam, ha ricordato Alcaraz, “devi battere i migliori” — e sfide come questa ne sono la più chiara dimostrazione.
La pressione come stimolo
Il dato forse più emblematico riguarda la capacità di Alcaraz di esprimere il suo miglior tennis proprio nei momenti più complicati. È la terza finale Slam che vince in rimonta, una statistica che testimonia non solo il talento, ma anche una mentalità da vero campione. “Preferirei vincere in tre set, ovviamente. Ma è nelle situazioni di pressione che si formano i grandi giocatori. Sto cercando di essere uno di loro”, ha detto con un sorriso.
Alla fine, è stato anche il pubblico parigino a fare la differenza. “In alcuni momenti ho sentito che non ce l’avrei fatta. Ma il supporto della folla, specialmente in certe zone dello stadio, è stato fondamentale. Senza di loro, forse non avrei rimontato”.
Carlos Alcaraz ha dimostrato ancora una volta perché viene considerato il volto del tennis del futuro. Ma dopo partite come questa, è chiaro che il suo futuro è già cominciato.