Quella tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz al Roland Garros non è stata solo una finale, è stata una delle battaglie più spettacolari e intense della storia recente del tennis. Cinque ore e venti minuti di scambi furiosi, colpi vincenti, ribaltamenti emotivi e una qualità di gioco che ha lasciato chiunque – appassionati e addetti ai lavori – senza fiato. In tanti hanno provato ad analizzarla, ma una voce più di tutte ha centrato il punto: quella di Paolo Canè, ex tennista azzurro e oggi apprezzato commentatore, intervistato da Fanpage.
La partita che riscrive i confini del tennis moderno
L’ex bandiera della Coppa Davis non ha dubbi nel definire il match “di un’intensità impressionante”, sottolineando come Sinner e Alcaraz abbiano dato vita a “un match di pesi massimi”. Nessun altro, spiega, riesce a sostenere un ritmo simile. Non è solo una questione di talento, ma anche di condizione mentale e continuità. “Al livello a cui hanno giocato loro, c’è solo il vuoto dietro. Gli altri non reggono”, ha detto Canè, lasciando intendere che, almeno per ora, il tennis mondiale è una corsa a due.
Soprattutto sorprende la crescita di Sinner sulla terra rossa, la superficie teoricamente meno adatta al suo gioco: “Quel gap che sembrava esserci tra Alcaraz e Sinner oggi non c’è più. Anche lì giocano alla pari”. E questo rende ancora più beffardo il destino della finale, dove l’altoatesino ha avuto tre match point a disposizione. Eppure, nulla è stato regalato. “Chi dice che Sinner ha perso la partita non capisce niente di tennis”, tuona Canè, difendendo il valore assoluto di una prestazione maiuscola da entrambe le parti.
Intensità e rispetto: l’essenza del duello
Uno degli aspetti che ha colpito maggiormente è stata la continuità a livello altissimo mantenuta dai due atleti per tutta la durata dell’incontro. “Non ho visto passaggi a vuoto, nemmeno per un istante. Solo loro riescono a giocare così per cinque ore”, ha dichiarato Canè. E ha aggiunto che, a suo avviso, Sinner ha stupito tutti per la capacità di prendere subito in mano il match, impedendo ad Alcaraz di entrare in ritmo. Poi lo spagnolo è salito di colpi, com’è nel suo DNA, e il resto è storia.
Se c’è una differenza di stile, è nel modo in cui entrambi interpretano il gioco: “Sinner dà più continuità con meno errori, Alcaraz può avere qualche passaggio a vuoto, ma quando trova il ritmo… sono ca**i”. Non esiste, secondo Canè, una gerarchia netta tra i due. Entrambi sono già ora leggende in costruzione, destinati a dominare la scena per anni. “Ogni loro sfida sarà un’epica battaglia”, ha predetto.
I protagonisti oltre il campo: personalità e percezione
Molto si è parlato del pubblico parigino, che ha mostrato una chiara simpatia per Alcaraz. Canè, con la sua consueta schiettezza, ha offerto una chiave di lettura interessante: “Sinner è troppo educato, non esce mai dai binari. Alcaraz invece è più simile alla gente comune. Quando vince, magari va a stappare bottiglie in discoteca. È un modo di essere, e la gente si riconosce in lui”. Nessun giudizio, solo una constatazione sul carisma naturale che certi giocatori sprigionano.
Ma il rispetto tra i due è totale, sia in campo che fuori. Anche le esultanze più cariche di Alcaraz, talvolta contestate, sono viste da Canè come “espressione della sua personalità, che va rispettata tanto quanto quella più riservata di Sinner”. In fondo, entrambi offrono spettacolo e correttezza, e questo è ciò che conta davvero.
Il futuro è qui: Sinner e Alcaraz già leggenda
Questa finale segna un passaggio di testimone evidente nel tennis maschile. Djokovic, citato da Canè, ha ammesso che “contro Sinner era sempre in ritardo, non riusciva a colpire in tempo”. Questo certifica il livello mostruoso raggiunto dall’italiano. E se la sfida persa a Parigi può sembrare un passo indietro, in realtà è una conferma: “Essere arrivato lì, a un punto dalla vittoria su una superficie ‘nemica’, è già un enorme risultato”, dice Canè.
Anche Musetti merita una menzione speciale. Pur ritiratosi contro Alcaraz per un problema fisico, l’azzurro ha mostrato intelligenza e maturità: “Ha fatto benissimo, perché contro uno come Alcaraz se non sei al top rischi solo figuracce”. Il suo percorso è solido, in crescita, e anche se l’attenzione è tutta su Sinner, l’Italia può sognare in grande anche con lui.
E poi, l’emozione di un’altra leggenda: Rafael Nadal. La sua cerimonia d’addio al Roland Garros, la mattonella commemorativa, il tributo di Parigi… tutto ha contribuito a dare un alone storico a questa edizione dello Slam. “Un vero premio alla carriera, e chissà se un giorno ci sarà un’altra mattonella accanto alla sua”, ha chiuso Canè, con un velo di commozione.
In un Roland Garros che ha visto l’addio di una leggenda e l’ascesa definitiva di due nuovi imperatori, è difficile chiedere di più. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz non sono più promesse, sono già il presente e il futuro del tennis mondiale. E il mondo li guarda, incantato, aspettando il prossimo episodio di questa rivalità che promette di entrare nella storia.