Djokovic si arrende a Sinner: “Forse il mio ultimo Roland Garros”

Novak Djokovic dopo la sconfitta contro Jannik Sinner lascia aperta l’ipotesi dell’addio al Roland Garros: “Potrebbe essere stata la mia ultima partita qui”. Le emozioni, i piani futuri e l’omaggio al pubblico parigino.
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Il sipario potrebbe essersi chiuso per Novak Djokovic sul palcoscenico del Roland Garros. Dopo una battaglia intensa persa in tre set contro un solido Jannik Sinner, il campione serbo ha lasciato il campo con un gesto carico di significato: un attimo di silenzio sulla terra rossa di Parigi, teatro di tante vittorie e memorie. “Potrebbe essere stata la mia ultima partita qui. Non lo so. Per questo ero un po’ più emotivo alla fine”, ha confessato Djokovic in conferenza stampa.

Un tributo al pubblico e all’atmosfera di Parigi

Djokovic ha voluto rendere omaggio al sostegno ricevuto dal pubblico francese, sottolineando più volte quanto l’atmosfera del match sia stata speciale: “Non credo di aver mai ricevuto così tanto supporto in questo stadio, nei match importanti contro i migliori del mondo. È stato un onore vivere questa esperienza”. L’affetto percepito dagli spalti ha spinto il 24 volte campione Slam a lottare fino all’ultimo punto, nonostante la superiorità tecnica e mentale del suo avversario.

“Jannik ha meritato. Mentalmente è rimasto solido anche quando aveva lo stadio contro, ha trovato colpi incredibili. Ha dimostrato perché è il numero 1 del mondo”, ha detto Djokovic, riconoscendo la grande prestazione dell’azzurro e augurandogli il meglio per la finale contro Carlos Alcaraz.

L’incertezza sul futuro e l’orizzonte Wimbledon

L’ombra del ritiro o di un progressivo ridimensionamento degli impegni agonistici si fa concreta nelle parole del campione serbo. A 37 anni e con una carriera già leggendaria alle spalle, Djokovic ha ammesso di non poter fare piani a lungo termine: “Dodici mesi, a questo punto della mia carriera, sono un tempo molto lungo. Voglio continuare, sì. Ma potrò farlo fra dodici mesi? Non lo so”.

Per ora l’obiettivo resta quello di onorare i prossimi Slam: Wimbledon e US Open. “Sono la priorità del mio calendario. A meno di imprevisti, sono nei miei programmi”, ha assicurato.

Particolarmente sentita la menzione del torneo londinese, da sempre il suo preferito: “Wimbledon è il mio Slam preferito fin da bambino. Farò di tutto per prepararmi al meglio. Forse è la mia miglior chance per vincere un altro Slam”.

La pressione dei nuovi giganti e la prova fisica

Sebbene il match sia terminato in tre set, Djokovic ha sottolineato come l’incontro sia stato equilibrato e combattuto: “Il secondo e soprattutto il terzo potevano girare in un paio di punti”. Ha riconosciuto però di aver subito l’aggressività e la continuità di Sinner: “Non mi ha mai dato tempo di spingere davvero la palla. Sempre sulla riga, sempre costringendomi a difendere”.

Il serbo ha parlato anche delle nuove sfide che pongono i campioni emergenti, citando sia Sinner che Alcaraz: “Ti mettono costantemente sotto pressione. Le occasioni sono rare e questo ti rende più ansioso. Provi a forzare il colpo, e a volte sbagli”. Un errore sul set point nel terzo set ne è stato la dimostrazione: “L’ho cercato, ma l’ho sbagliato. Questo è lo sport”.

Quanto alla condizione fisica, Djokovic ha minimizzato l’infortunio alla gamba che lo ha accompagnato nel torneo, definendolo “un fastidio da gestire, ma non credo abbia limitato il mio gioco”.

Un passaggio di testimone?

Alla domanda se la rivalità tra Sinner e Alcaraz possa raccogliere l’eredità di quella tra lui, Federer e Nadal, Djokovic ha risposto con il sorriso: “Devono affrontarsi per almeno dieci anni di fila per entrare in quella discussione”. Ma ha comunque riconosciuto che entrambi sono “fantastici per il tennis” e ha mostrato apprezzamento per la loro attitudine e dedizione.

In una Parigi carica di emozioni e memoria, Djokovic ha salutato – forse per l’ultima volta – il torneo che lo ha visto vincere due volte. Il futuro resta incerto, ma lo spirito competitivo del serbo è tutt’altro che spento. “Ho fatto quello che potevo. Questo è lo sport. Devi solo stringere la mano al migliore e andare avanti”.

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