La finale del Roland Garros 2025 tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz ha infiammato il mondo del tennis, suscitando ammirazione unanime per lo spettacolo offerto dai due giovani campioni. Un match epico, durato oltre cinque ore, in cui Sinner ha avuto tre match point nel quarto set prima di cedere nel tie-break del quinto. Per molti, tra cui anche Roger Federer, è stata una vittoria non solo per Alcaraz, ma per l’intero sport.
Ma non tutti si sono allineati all’entusiasmo generale. Paul McNamee, ex numero uno del mondo nel doppio e figura di spicco nel panorama tennistico degli anni ’80, ha espresso una posizione decisamente controcorrente, attirandosi critiche e polemiche.
“Dove stiamo andando come sport?”: la critica di McNamee
Nel giorno successivo alla finale, McNamee ha pubblicato sui social un commento che ha fatto rapidamente il giro del web: “In tanti, incluso Fed, hanno detto che il tennis era il vincitore. Eppure, quando un ragazzo che gioca a tennis con potenza lineare può arrivare a un soffio dal battere un giocatore con tale talento, potenza e abilità artistica… sul più importante dei campi in terra battuta, per me è un serio monito: da arrivare a chiederci dove stiamo andando come sport?”
Un attacco implicito allo stile di gioco di Sinner, ritenuto da McNamee troppo meccanico e privo della varietà tecnica che contraddistingue l’arte del tennis. Una riflessione che si discosta nettamente dai toni celebrativi adottati da altri grandi del passato. Federer, ad esempio, ha scritto: “Tre vincitori a Parigi: Carlos Alcaraz, Jannik Sinner e il meraviglioso gioco del tennis.”
“Giustizia fatta”, poi il passo indietro
Ma McNamee non si è fermato lì. In un altro post pubblicato l’11 giugno, ha rincarato la dose: “Sinner ha giocato un match incredibile, ma non sarebbe stato giusto se avesse vinto, sulla terra battuta e con tutto il resto. Per me, ha vinto la persona giusta.” Parole che in molti hanno interpretato come un riferimento velato alla passata squalifica per doping di Sinner, legata al caso clostebol che lo ha tenuto lontano dai campi per tre mesi.
Una dichiarazione che ha sollevato un’ondata di indignazione tra appassionati e addetti ai lavori, tanto che lo stesso McNamee si è poi visto costretto a ritrattare: “Mi dispiace di aver fatto un’osservazione insinuando che ‘giustizia’ fosse stata fatta quando Sinner ha perso la partita… alla fine, non è stata una cosa bella da dire.”
Il peso dei tre mesi lontano dal campo
A rafforzare l’idea che la sconfitta di Sinner sia stata influenzata da fattori extra-tecnici è intervenuto anche Mark Petchey, noto commentatore e allenatore britannico. Ai microfoni di TNT Sports, ha osservato che “molti pensano che Sinner non abbia pagato il prezzo dei suoi tre mesi di lontananza dal mondo del tennis. A Parigi lo ha pagato. Non ha giocato molte partite importanti negli ultimi mesi e credo che il peso emotivo sia stato cruciale contro uno come Alcaraz.”
Una lettura più equilibrata, che non mette in discussione il valore tecnico dell’altoatesino ma evidenzia il prezzo, psicologico e competitivo, di un periodo di inattività forzata proprio nel momento clou della stagione.
Il futuro del tennis tra talento e tensioni
La finale tra Sinner e Alcaraz ha confermato che il tennis è pronto a voltare pagina dopo l’era dei Big 3, proponendo nuovi protagonisti capaci di emozionare il pubblico globale. La critica sollevata da McNamee ha acceso un dibattito interessante sullo stile di gioco e sull’estetica del tennis moderno, ma ha anche rischiato di oscurare una delle partite più avvincenti degli ultimi anni con polemiche poco costruttive.
Alla fine, se è vero che ogni sport vive anche di opinioni divergenti, è altrettanto vero che il rispetto per i protagonisti in campo dovrebbe essere il punto di partenza per qualsiasi analisi. Perché, come ha detto Federer, a vincere davvero è stato il tennis.