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RG: semifinali senza storia

Gunter Bresnik l’aveva detto chiaramente: “Dominic non ha possibilità di battere Djokovic” ed è stato facile profeta. Al di là della pretattica e delle dichiarazioni di prammatica, il coach del gioiellino austriaco ha visto nella direzione giusta: Djokovic ha alzato il volume e si è imposto molto nettamente su Thiem.

Chi si aspettava più “garra” è rimasto deluso, se non per l’allungo all’inizio del terzo set, quando complice una serie di accellerazioni di rovescio dell’austriaco, il n. 1 si trovava sotto 0-3, rilanciando l’entusiasmo del pubblico del Lenglen che ormai aveva perso le speranze di vedere ancora tennis. Falso allarme o quasi. Thiem si è scontrato con un Nole in modalità “le prendo tutte”, con la volontà di far sentire al neo-arrivato nei quartieri alti del tennis mondiale che per ora (e forse ancora per un po’) comanda lui. Una partita in cui Djokovic sapeva che stava segnando il tempo, che un’era cominciava a volgere verso il tramonto, ma ha deciso di metterla sul piano della personalità, un terreno (tra gli altri) in cui non è secondo a nessuno.

Thiem ha giocato la sua partita onesta: ha cercato di trovare il ritmo, di accellerare. Non sempre ha trovato la misura giusta, ma la tattica di Nole lo ha messo molte volte alle corde, trovandosi un metro dietro la linea di fondo campo, fuori dalla sua abituale posizione. I primi due set, con un punteggio severissimo, parlano però di molti game lottati, con qualche “corpo a corpo” che prossimamente potrebbero diventare un leit-motiv dei futuri incontri tra i due. Vedremo. Del resto l’austriaco era più che soddisfatto: alla terza partecipazione al Roland Garros si ritrova in semifinale, non esattamente una cosa ordinaria, e il match di oggi era la giusta passerella per il successo raccolto. Il futuro, per lui, è ancora da scrivere.

L’altra semifinale, quella giocata in contemporanea tra Andy Murray e Stan Wawrika, ha avuto due volti. Prima parte con un monologo di Murray, in cui lo scozzese ha tirato fuori il campionario della casa: determinazione, saggezza tattica, tenacia, nervosismo. Di contro lo svizzero giocava svogliato, non riusciva a dare continuità al suo tennis effervescente, non sempre gli angoli erano quelli che voleva, e soprattutto c’era qualcosa nel linguaggio del suo corpo che faceva sospettare che per primo, non credesse nel suo successo.

Il servizio è stato un colpo determinante: Murray un martello, deciso a colpire negli angoli, per aprire subito il campo e far correre il suo avversario, decisamente più a suo agio su un campo un po’ più veloce, che agevolasse le sue accellerazioni. Lo svizzero ritrova brillantezza sotto di due set, quando nel terzo le percetuali di successo della prima palla si fanno interessanti, e il rovescio ritorna quello dell’annata di grazia 2015. Non sapremo mai se questo set è stato vinto da Stan più per un rilassamento del suo avversario o per suo merito, di sicuro quando lo svizzero ha intravisto uno spiraglio per portare il match ad un quinto, incertissimo, set, Murray ha cambiato canale ed è ripartito a martellare con un palleggio sicuro e lungo, che ha mandato a carte quarantotto i piani di ritorno in finale di Wawrinka.

Tennis – French Open – Roland Garros – Jeremy Chardy of France vs Stan Wawrinka of Switzerland – Paris, France – 27/05/16. Stan Wawrinka celebrates. REUTERS/Benoit Tessier

Domenica la finale annunciata. Il numero uno contro il numero due. Il primo gioca per la storia, il secondo per non ricoprire il ruolo dell’assistente. Gli ingredienti per divertirci sono garantiti.

N. Djokovic (1) d. D. Thiem (13) 6-2 6-1 6-4
A. Murray (2) d. S. Wawrinka (3) 6-4 6-2 4-6 6-2

Alberto Maiale

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