La stagione sulla terra battuta entra nel vivo, e con il Roland Garros alle porte, l’attenzione degli appassionati si concentra su due protagonisti destinati a segnare un’epoca: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. A metterli al centro del dibattito è John McEnroe, leggenda del tennis mondiale, che in un’intervista esclusiva concessa a Riccardo Crivelli per La Gazzetta dello Sport ha analizzato i protagonisti del torneo parigino con la solita lucidità e un pizzico di nostalgia per i tempi in cui personalità e talento si fondevano con una passione fuori dagli schemi.
«Mi stupirei se non fosse uno tra Sinner e Alcaraz a vincere il Roland Garros. Sono molto avanti rispetto agli altri», afferma McEnroe, individuando in questi due giovani campioni i volti della rivalità più importante del tennis contemporaneo.
Pur riconoscendo la superiorità attuale dello spagnolo, McEnroe vede Sinner molto vicino in termini di livello: «Le loro partite sono sempre equilibratissime», sottolinea, ricordando il match di Roma e il precedente a Parigi dello scorso anno, quando l’azzurro era avanti due set a uno.
Il recupero dopo lo stop per infortunio non ha intaccato la competitività del tennista italiano: tornato in campo dopo tre mesi, ha raggiunto subito la finale a Roma, dimostrando una resilienza fuori dal comune. Per l’ex numero uno americano, il dettaglio che può fare la differenza è la condizione fisica, determinante in un torneo che si sviluppa su due settimane con match al meglio dei cinque set: «Forse è questo l’aspetto in cui Jannik può davvero crescere», evidenzia.
Alle spalle di Alcaraz e Sinner, McEnroe individua un nome che non si può mai escludere: Novak Djokovic. Pur convinto che il serbo non possa più raggiungere i due giovani in termini di intensità, ne riconosce la pericolosità negli Slam: «Non vorrei mai trovarmelo di fronte in un torneo del genere, perché gioca a casa sua».
Tra gli altri nomi, McEnroe si dice incuriosito dalla crescita di Lorenzo Musetti, che su terra battuta può esprimere il meglio del proprio talento: «Sta facendo grandissimi progressi, anche mentali. Se i tre big dovessero inciampare, lui è uno di quelli che può approfittarne».
Casper Ruud, tornato su ottimi livelli, il promettente Jack Draper e lo statunitense Tommy Paul, considerato il miglior americano sulla terra, completano il gruppo degli outsider più credibili, insieme ai giovani emergenti Fonseca e Mensik, ancora acerbi ma da tenere d’occhio.
Il discorso si allarga poi a una riflessione più ampia sullo spirito del tennis moderno. A McEnroe viene chiesto perché manchino oggi giocatori con il suo stesso carisma. La risposta è tagliente e ironica: «Oggi passerei più tempo in commissariato che in campo». Una battuta che racchiude la trasformazione del tennis, ormai sempre più regolamentato e meno incline agli eccessi.
Anche in campo femminile, l’americano intravede un Roland Garros aperto a più soluzioni. Riconosce in Iga Swiatek la favorita naturale sulla terra, ma sottolinea la versatilità e l’intelligenza tattica della nostra Jasmine Paolini, in grado di sorprendere.
Il Roland Garros 2025 si preannuncia come il palcoscenico ideale per la definitiva consacrazione della rivalità tra Sinner e Alcaraz. La loro corsa al titolo sarà seguita con occhi attenti da chi, come McEnroe, ha fatto la storia di questo sport e continua ad analizzarlo con passione e competenza. Il verdetto spetta ora al campo, ma una cosa è certa: il futuro del tennis è già cominciato.
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