Jannik Sinner e Carlos Alcaraz hanno regalato agli appassionati di tennis una delle finali più avvincenti degli ultimi anni. Cinque ore e ventinove minuti di battaglia sulla terra rossa del Roland Garros, coronate dal trionfo dello spagnolo, che ha conquistato il suo quinto Slam. Eppure, oltre alla gloria sportiva, entrambi hanno dovuto fare i conti con un avversario ben più implacabile: il sistema fiscale francese.
Una vittoria costosa
Il montepremi del Roland Garros è tra i più alti del circuito: 2,5 milioni di euro al vincitore, 1,25 milioni al finalista. Ma la cifra che finisce effettivamente sul conto corrente degli atleti è ben diversa. La Francia impone infatti un’imposta elevata sui premi sportivi: si parla di un’aliquota del 46%, che riduce sensibilmente il guadagno netto. Secondo i calcoli, Alcaraz porta a casa circa 1,32 milioni, mentre a Sinner restano appena 730.000 euro.
L’impatto del fisco non risparmia nessuno, nemmeno le superstar del tennis. Lo ha confermato, non senza una certa ironia, anche il tennista danese Holger Rune, intervenuto su X per chiarire alcuni aspetti: “Le tasse le paghi sul tuo montepremi nel Paese in cui giochi. Sono sicuro che in Francia sia più del 46%, ma puoi dedurre le tue spese”. Rune ha poi risposto a chi gli chiedeva se Montecarlo fosse un rifugio fiscale: “Per il tempo, le strutture tennistiche e la privacy, assolutamente sì”. Un’affermazione che chiude il cerchio sul sempre attuale tema della residenza fiscale degli atleti.
Il nodo Montecarlo e il caso Sinner
La questione tocca da vicino Jannik Sinner, che da tempo ha scelto di trasferire la propria residenza a Montecarlo. Una decisione spesso criticata, ma che non può essere ridotta a una semplice fuga fiscale. Secondo Matteo De Lise, presidente dell’Aiecc e commercialista esperto in fiscalità sportiva, la situazione è molto più articolata: “In Italia, i premi sportivi sono soggetti a una ritenuta alla fonte del 20%, mentre i redditi da sponsorizzazioni vengono tassati secondo gli scaglioni Irpef. Per chi guadagna oltre i 50.000 euro, l’aliquota arriva al 43%”.
La scelta del Principato non elimina del tutto le imposte, ma consente una pianificazione fiscale più efficiente. “Se Sinner ha già pagato imposte su premi vinti all’estero, potrebbe beneficiare di crediti d’imposta in Italia per evitare la doppia imposizione, in base alle convenzioni internazionali”, ha spiegato De Lise. Una strategia legittima e ormai diffusa tra gli sportivi professionisti, che devono confrontarsi con normative complesse e differenti da Paese a Paese.
Oltre il campo: guadagni e ottimizzazione
Il successo nel tennis moderno non si misura solo in titoli, ma anche in capacità di gestire una carriera multimilionaria. Solo durante il Roland Garros, Sinner ha incassato progressivamente premi già dai primi turni: 78.000 euro al primo, 117.000 al secondo, 168.000 al terzo, fino a 690.000 euro per la semifinale vinta contro Djokovic. Ma è fuori dal campo che si giocano le vere partite economiche: sponsorizzazioni, diritti d’immagine e investimenti sono i pilastri finanziari di un top player.
In questo contesto, la residenza a Montecarlo diventa una leva importante, sebbene non l’unica. Il quadro fiscale resta comunque severo: anche chi vive nel Principato deve comunque fare i conti con le imposte pagate nei luoghi dove ottiene i premi. Come ha spiegato ancora De Lise, “la gestione fiscale di un atleta come Sinner è complessa e richiede una pianificazione accurata per ottimizzare il carico fiscale e rispettare le normative vigenti”.
Conclusione: gloria, denaro e burocrazia
Il trionfo sportivo ha un prezzo, e non solo in termini di fatica. Sinner e Alcaraz lo sanno bene: protagonisti di un’impresa leggendaria, si sono poi dovuti confrontare con la realtà delle imposizioni fiscali internazionali. La Francia chiede il suo tributo, e lo fa senza sconti, a prescindere dal ranking o dalla bandiera. In questo scenario, pianificare la propria residenza fiscale non è una scorciatoia, ma una necessità per gestire al meglio le proprie risorse.
E se è vero che “le tasse non conoscono campioni”, come si è amaramente scoperto al Roland Garros 2025, è altrettanto vero che la professionalità di un atleta si misura anche nella capacità di affrontare, e vincere, le sfide fuori dal campo.