Si può trovare un’affinità tra tennis e letteratura?

Roger Federer è stato accostato a Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), il grande poeta e drammaturgo tedesco. Si è ritenuto che lo svizzero possegga le stesse sue qualità letterarie: “la bellezza, lo stile e la sostanza”. Federer è probabilmente il miglior interprete della disciplina tennistica che sia mai esistito fino ad ora. Un  giocatore, che è stato in grado di rendere indefinibile il confine fra l’attività sportiva e l’espressione artistica. Se si pensa alle prestazioni degli ultimi mesi, considerando la bellezza delle sue azioni e alla longevità atletica, quando oramai qualsiasi osservatore pensava che fosse incamminato sul viale del tramonto, sovviene naturale accostarlo alla vita del poeta tedesco. Di quest’ultimo si ricorda una massima molto pertinente, “Chi è nato con un talento, e per esplicare un talento, ritrova in esso la sua più bella esistenza”.

La carriera di Serena Williams richiamerebbe un’ “aura” mitologica. Un percorso che ha attraversato i secoli dagli albori della civiltà occidentale,  passando per l’antichità ed arrivando, quindi, all’epoca contemporanea. E’ la degna incarnazione di Nike, dea della vittoria. In lei è presente la sostanza, il valore e l’espressione. Non a caso la vita della tennista statunitense è paragonabile a quella di una tragedia greca, in cui la protagonista deve far fronte ad ogni tipo di avversità. Ma che, in conclusione, non può che giungere ad una dimensione di gloria e di felicità, dove la volontà di vittoria riesce a piegare ogni circostanza contraria.

Venus Williams ha in sé i caratteri dell’eleganza. Non solo a proposito della tecnica tennistica ma anche per ciò che concerne la vita fuori dai campi. Degna rappresentante di una dinastia di tenniste fuori dal comune, proprio come le sorelle Bronte in ambito letterario, capaci di realizzare memorabili capolavori. Tuttavia, il parallelo che si è voluto sostenere con la giocatrice statunitense è un altro e riguarda la scrittrice francese Simone de Beauvoir (1908-1986), autrice del libro, “Il secondo sesso”. In cui sono elaborate una serie di considerazioni poste a fondamento dell’emancipazione femminile e dei relativi movimenti. Come la scrittrice francese, Venus Williams non ha mai nascosto di avere a cuore tali questioni. Al riguardo, viene naturale accostarla ad una massima della stessa autrice secondo cui, “la vita è occupata sia a perpetuare se stessa sia a superare se stessa”.

Angelique Kerber è stata assimilata all’opera del russo Fëdor Dostoevskij (1821-1881). Il romanziere capace come pochi altri di sondare la complessità dell’animo umano, attraverso la scrittura di lavori come “Delitto e castigo”, “I fratelli Karamazov” e “Memorie dal sottosuolo”. Nella tennista tedesca si rintraccerebbero spunti di quella sofferenza che appartiene ai personaggi dell’autore russo. La descrizione di condizioni dell’animo che non sono definitive ma interlocutorie. E che preludono, tramite la sofferenza dell’espiazione, alla rinascita. In questi anni, la Kerber ha attraversato diversi momenti critici, tuttavia, è sempre riuscita a venirne fuori fino a raggiungere i vertici della classifica mondiale. Citando una massima di Dostoevskij: “Il dolore e la sofferenza sono sempre inevitabili per una grande intelligenza e un cuore profondo”.

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