“Tutto come ai vecchi tempi, quando io e Nadal giocavamo contro ogni settimana”. Così parlava Roger Federer alla vigilia della sfida contro l’eterno avversario nella finale di Miami, quella che ha consegnato allo svizzero il terzo titolo in Florida e il 91esimo nel circuito.
Il 37esimo capitolo della rivalità più bella del tennis completa la trilogia “Fedal” del 2017, un film che in pochi si aspettavano di poter vedere, soprattutto negli atti decisivi dei grandi tornei, dopo un 2016 nefasto per i due attori in questione. E invece rieccoli, ancora loro.
Roger vince e convince come fosse il 2006 (l’anno della sua precedente tripletta tra Australia e Master americani), e lo fa cercando di divertirsi, come conviene a chi ha già vinto tutto e si rimette in gioco a 35 anni. Rafa esce con un tripla sconfitta di seguito nel confronto stagionale col rivale (non era mai successo in 13 anni di sfide) ma è tutt’altro che ridimensionato. L’amata terra arriva ora e lo spagnolo si presenta in pole ai blocchi di partenza, dove tra l’altro mancherà Roger. Un’altra sfida tra i due dunque, sarà impossibile almeno fino a Parigi, poi chissà. Il Dio del tennis ci ha già sorpreso una volta, risistemando l’ombelico del mondo del tennis sull’asse Basilea-Manacor e riportando l’orologio indietro di qualche anno. In attesa di Murray, Djokovic e compagnia, siamo pronti a tutto.
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Miami è stato anche il torneo di Nick Kyrgios. L’australiano ha prima vinto la sfida del futuro con Alexander Zverev, e poi si è arreso 7-6 al terzo in semifinale contro Federer, dopo una battaglia di oltre 3 ore. Sembrano lontanissimi i tempi della sospensione per comportamento antisportivo inflitta al numero 16 del mondo alla fine della scorsa stagione. Dei membri della “next generation”, Kyrgios sembra essere quello più pronto all’ingresso nella Top Ten e a fare strada anche nei grandi tornei. Ora arriva la terra, dove l’aussie vanta al massimo un quarto di finale a Madrid (si parla di grandi tornei). Serve una conferma lì per crescere ancora.
Finalmente Fognini. Il Fabio nazionale centra il suo miglior risultato in un Master 1000, figlio certo di avversari non irresistibili o non al meglio (vedi Nishikori), ma anche di una concentrazione a lungo termine a cui eravamo poco abituati di fronte al ligure. Fognini ha dimostrato che quando c’è con la testa può dire la sua all’interno del circuito e intanto è rientrato tra i primi 30 del mondo. L’affidabilità non è il suo forte, certo, ma perchè non credere in una sua conferma sul rosso?
Nota dolente numero 1: Marin Cilic. Il croato è uscito al primo turno per la quarta volta in stagione, questa volta contro Chardy. Che succede? Così la Top Ten ritrovata ad ottobre si allontana. Ci si aspettava di più anche da Thiem, eliminato subito da Coric, e da Raonic, che però era al rientro dopo un mese di stop. Anche per loro, i prossimi tornei conteranno parecchio.