Mio padre è cresciuto con McEnroe, abbiamo le sue racchette, autografate a Modena due anni fa, in casa c’erano foto e poster, e quindi come ogni figlio segue ciò che fa il padre, anche per me John era un’icona del tennis e lo è tuttora.
Risulta naturale, anzi ovvio esser al primo spettacolo nella sera in cui esce il film sulla storica finale di Wimbledon del 1980, mio padre, per nulla eccitato dall’evento, voleva partire ben un’ora prima dell’inizio del film… Il cinema dista 10 minuti di auto da casa mia…
La rivalità con Borg io non l’ho vissuta, l’ho studiata, e in questo film questo capitolo è veramente ben rappresentato.
Non aspettatevi il solito film sullo sport, dove viene spettacolarizzata la prestazione sportiva, salterà molto di più agli occhi il lato umano dei due campioni, soprattutto di Borg.
Per chi non conosce il campione svedese, come le due fidanzate sedute nella fila davanti a me, vengono spiegate molto bene le sfaccettature e le battaglie interiori che “l’uomo di ghiaccio” combatteva nel suo quotidiano.
Un equilibrio sottile lo separava dal cedimento, una corda di violino sul punto di rompersi ad ogni nota, suonata con uno dei suoi colpi.
Si riconoscono altri personaggi importanti del tennis mondiale, come Vitas Gerulaitis, (l’attore è uguale!!) personaggio che il regista è bravo a rappresentare nei suoi eccessi.
Shia Lebouef è molto credibile nella parte di McEnroe, persino il servizio è ben curato in termini di esecuzione.
Per chi ha letto la biografia dell’americano, ritroverà molti passaggi importanti raccontati dal mancino newyorchese, come ad esempio i sentimenti che prova dopo aver sconfitto il suo storico compagno di doppio Peter Fleming o l’importanza che lui dava alla figura di Borg.
Il match è raccontato molto bene, c’è pathos, nonostante sappia già come finirà, come tutti i tennisti presenti in sala, ti ritrovi sbilanciato in avanti sulla poltrona per entrare dentro la partita. Unico piccolo appunto, c’è troppo verde per esser una finale,ma nel complesso il film è davvero ben fatto, e il fatto che la parte umana di Borg sia così ben raccontata, lo fa andare oltre al classico film di sport, trasformandolo in un film per tutti e non solo per i malati di tennis e di questi due grandi campioni.