La vicenda italiana tennistica della settimana è stato indubbiamente il comportamento fuori di testa di Fabio Fognini. Se ne è parlato in lungo e in largo, ed è notizia di ieri della squalifica dal torneo di doppio dell’Us Open, che per Fognini significa rinunciare a premi e a punti. Rischia però anche una punizione ben più grossa che potrebbe escluderlo dai prossimi Slam, e sarà l’ITF a decidere. Eppure noi italiani sembriamo quasi contenti di questo, ma come è possibile?
MEGLIO LA POLEMICA – A scanso di equivoci va subito fatto notare che la posizione di questo articolo è diversa da quella di altri colleghi di tenniscircus.com (la diversità di opinioni è un diritto, ed è il sale del dibattito quotidiano), quindi il redattore di queste righe si prende tutta la responsabilità di quanto scrive. Entrando nel vivo delle perplessità la prima cosa che emerge è: ma veramente preferiamo parlare della fesseria che ha fatto Fognini anziché pensare ad esaltare Thomas Fabbiano che è arrivato per la prima volta al terzo turno di uno Slam, o di Paolino Lorenzi, che ha raggiunto il suo più grande risultato in carriera? Perché ci piace la polemica fine a tutti i costi? Vorrei lodare, pur senza fare nomi, un giornalista di una Tv nazionale che ha preferito non rispondere ad una domanda relativa al comportamento di Fabio preferendo commentare i grandi risultati degli altri azzurri. Non è strettamente necessario buttare fango sempre. Sia ben chiaro Fognini ha fatto un errore gravissimo, inaccettabile e senza senso, si è scusato a modo suo (poteva farlo meglio) e lo abbiamo fatto notare tutti quanti (me compreso, proprio qui). Eppure non basta e la gogna mediatica prosegue. La risposta a questo non è forse che, sotto sotto, ci piace denigrare i nostri rappresentanti quando non sono proprio come ci piacciono? Andando indietro nel tempo si può ricordare di polemiche contro Gaudenzi dopo la finale di Davis contro la Svezia; altre continue e reiterate contro Volandri per l’incapacità di servire fino alla recentissima vicenda Errani, gestita malissimo dall’opinione pubblica, dove la povera Sara prima della condanna è stata etichettata in tutti i modi. Sappiamo come è terminata la questione, e sorvoliamo sul comportamento della NADO che, in virtù del giustizialismo a tutti i costi, ha ritenuto di dover fare ricorso al TAS di Losanna perché la pena era troppo morbida. Fare ricorso è sicuramente un diritto della NADO, ma forse non è proprio una mossa politicamente arguta? Non vado oltre. Eppure, se siamo tutti contro Errani, molte meno polemiche sono state fatte contro la wild card a Roma per la Sharapova, e Masha era dopata per davvero. Mistero.
I MORALISMI – Tornando all’argomento Fognini, va ribadito che l’errore c’è ed è macroscopico, uno dei più gravi della carriera, nessuno lo può negare. Fa tuttavia riflettere la reazione di molti appassionati della racchetta italiani, che pareva non stessero aspettando altro. In virtù (forse) di una non grande simpatia nei confronti del tennista di Arma di Taggia usano l’episodio in questione come scudo per poterlo attaccare? Può sembrare provocatorio ma è una domanda che mi sono fatto. Non posso citare i virgolettati di tutti i commenti che ho letto, ma sta di fatto che ci sta in giro chi si aspetta “una punizione esemplare”. Forse non consideriamo Fabio in grado di rappresentarci? Non lo riteniamo alla nostra altezza? Oppure, quando in Davis sconfigge Andy Murray e ci trascina in semifinale o ci salva dalla retrocessione, ha fatto solo il suo dovere? Nessuno mette in dubbio che se Fabio avesse avuto una testa come quella di Lorenzi probabilmente sarebbe stato un top 15 fisso, eppure è comunque il nostro miglior giocatore da trent’anni. Forse si potrebbe cercare di non affossarlo o sacrificarlo continuamente all’altare del buon esempio. Ne gioverebbero tutti: il movimento italiano, Fognini stesso, noi appassionati. Perché è un dovere stigmatizzare gli errori (come hanno fatto giustamente altri quotidiani o testate), ma è anche doveroso capire quando porre un punto al termine dell’indignazione. Anche perché l’azzurro non è mica il primo tennista che commette questi errori. Quanti di coloro che attaccano Fognini amano magari Kyrgios? O hanno amato Safin? O Impazziscono e ridono quando vedono McEnroe perdere il controllo con il giudice di sedia di turno? Quanti hanno pensato di Shapovalov, dopo aver colpito l’arbitro, che era solo un ragazzino?. E vi ricordate di Nalbandian, quando diede il calcio al giudice di linea? C’è stata tutta questa ondata di risentimento per un comportamento che forse era anche peggiore? No, perché Fabio è italiano, e non può rappresentarci in giro così, quando in realtà Fognini rappresenta se stesso nel bene e nel male. Ora è arrivata una squalifica (tardiva ma giusta), una multa, le doverose critiche e il pubblico ludibrio. Un po’ di sano equilibrio ora proporrebbe di interrompere questa discussione. E arrivano in maniera propizia le parole di Malagò «io mi auguro che una volta per tutte questa situazione serva da lezione a Fabio in modo particolare e si traggano le giuste esperienze». Perché l’errore c’è stato ed è enorme, la punizione è arrivata e il nostro giocatore capirà, però continuare a discutere degli insulti continuando ad alimentare questo trend di indignazione crescente culminante nella speranza di squalifiche peggiori è proprio come, parafrasando quel famoso proverbio molto terreno ma che rende l’idea, il marito che si taglia gli attributi per fare un dispetto alla moglie.