Era praticamente un anno fa, quando tutto il mondo veniva a conoscenza di Garbiñe Muguruza, neo-campionessa del Roland Garros. Sono passati dodici mesi, e tutti (o quasi) avrebbero scommesso di vedere Garbiñe in vetta alla classifica mondiale, soprattutto dopo il momentaneo ritiro della Williams, ma non solo la nativa di Caracas è lontanissima da quella posizione, ma soprattutto non ha mai più mostrato quella forza sorprendente che le permise un anno fa di alzare al cielo il trofeo più importante della sua carriera.
ALTA PRESSIONE – Forse abbiamo sbagliato tutti, forse era soltanto la settimana della vita, ma io l’ho vista quella ragazza, alta e muscolosa, annientare come nulla fosse Serena Williams (non una qualsiasi), l’ho vista non aver bisogno di mostrare le sue debolezze perché tutto il resto rasentava la perfezione. Ora però, l’incantesimo è terminato, e come per magia ogni difetto di gioco della giovane spagnola emerge ad ogni match con disarmante regolarità. Ovviamente ciò che appare evidente è che la Muguruza non abbia ancora imparato a gestire la pressione di cui è stata caricata, soprattutto dai media spagnoli, che dopo la vittoria al French Open, hanno dato vita a sproloqui degni dei media calcistici italiani: insomma la Spagna voleva un Nadal al femminile, e lo aveva trovato in Garbiñe, una responsabilità non da poco per una ragazza che era al suo primo vero successo.
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IL SUO GIOCO – Oltre alla scarsa forza mentale, che poi sfocia anche nel non saper prendere la decisione giusta all’interno degli scambi e dei momenti decisivi, ciò che balza agli occhi è la totale incapacità di Garbiñe di riuscire a fare un punto a rete. Non che lo abbia mai dimostrato, ma se i punti deboli non migliorano e i tuoi punti di forza -servizio e colpi da fondo- subiscono un calo di rendimento senza precedenti, ecco qui che la Mugu presto sarà fuori dalla top ten e dovrà ricominciare tutto da capo. Ora arriva l’erba, superficie che non ha mai dimostrato di amare particolarmente, anche se a pensarci bene, le sue caratteristiche di gioco non sono così lontane da quelle ideali per la superficie di Wimbledon, colpi potenti e abbastanza piatti; ma più di ogni altea cosa alla Muguruza serve ritrovare la tranquillità, quella arroganza (tennistica) persa per strada un anno fa, serve rivedere quella sfrontatezza nell’affrontare un match decisivo con quel pizzico di giusta incoscienza. Sembra che a partire dallo scorso Roland Garros, soffra terribilmente il fatto di scendere in campo, e nella maggior parte dei match, partire con il favore del pronostico.
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Il tennis espresso dalla ragazza spagnola si presta a restare sul filo del rasoio, è un gioco propositivo fatto di continue accelerazioni, ma a volte Garbiñe sembra perdere completamente le misure del campo e volte addirittura sembra non trovarle mai. Continuando così sarà difficile ritrovarsi, nel migliore dei casi potrebbe tornare tutto a splendere per una settimana all’anno, troppo poco per il talento della Muguruza, alla quale però serve sicuramente un cambio radicale.
Andrea Rossi
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