L’incredibile Jannik

Grande prova di forza sinneriana, con un primo set quasi dominato e un secondo sofferto al tiebreak, con tanto di set point anullato (6-2, 7-6); ora la semifinale con Tsitsipas.

Non so perché, ma il primo a non crederci ero io. In nome della prudenza e della gradualità mi ero predisposto a uno dei famosi no che aiutano a crescere, un po’ perché Rublev è il giocatore del momento – finalista a Montecarlo e giustiziere di Nadal – un po’ perché mi sembrava lecito un calo di tensione da parte del nostro ragazzo. In effetti nel secondo game è un doppio fallo a regalare la prima palla break, ed è per il sanguinario russo che potrebbe andare due a zero, invece si accanisce inspiegabilmente sulla rete (due volte) e poi spara fuori un altro gratuito. Jannik ringrazia, pareggia e si prepara a rispondere. Qui gli basta dimostrare una certa spigliata resistenza ai colpi dei carri armati sovietici per evocare il fantasma di una giornata non perfetta sull’altra sponda del Don: Rublev sbaglia troppo e con il doppio fallo concede il break. Un nuovo snodo complicato arriva sul 3-2 quando Sinner si fa rimontare da 40/15 fino a palla break, ma qui viene in aiuto San Servizio e l’occasione persa si ritorce contro il principe Andrej come un boomerang nei denti, conducendo direttamente al secondo break e poi al 6-2 finale (nell’ultimo game Sinner deve rimontare da 0/30 ma è un dettaglio, perché sembra che gli venga naturale).

Nel secondo parziale il russo aggiusta la mira e si veleggia quasi tranquilli fino al 3-3, quando Jannik sale di tono e mette le mani su un break che sa di condanna. Ma Rublev non è l’ultimo arrivato e lo dimostra nel momento più difficile, approfittando di un piccolo passaggio a vuoto sinneriano (accentuato da un nastro che gli porta fuori un punto) per impattare a zero di rabbia e scattare 5-4. Qui Jannik s’incarognisce con sette punti di fila che lo portano 5-5, 0/40 ma s’inceppa a un passo dal sogno con tre rispostacce consecutive e comincia a profilarsi all’orizzonte l’ennesimo tiebreak.

Ci siamo. Gioco difficile per chi serve, con Sinner che parte benissimo fino al 4-1, poi deraglia, perde il filo e alterna palle in rete a colpi sballati, subisce un parziale di 5-1 e set point Rublev con due servizi a disposizione. Butta male, ma qui Jannik ribalta l’inerzia dello scambio e va a comandare, si apre il campo con il rovescio poi cambia lato con un dritto che non si può prendere ma solo sfiorare: 6-6 e giro campo. Ora è Rublev a regalare il secondo minibreak con un gratuito e siamo a matchpoint. Jannik prende la mira, chiude gli occhi e spara un ace esterno che chiude il discorso una volta per tutte. Bravo, bravissimo, anzi di più, il nostro ragazzino (s)padroneggia un match potenzialmente velenosissimo leggendo alla perfezione ogni sua fase. Di sicuro Rublev non ha espresso il meglio di sé, magari ha pagato un piccolo tributo alla stanchezza ma in questi casi è impossibile stabilire il confine tra meriti e demeriti. L’unica certezza è la crescita di Jannik: prepotente, stupefacente, anzi normale, come se domani potessimo persino aspettarci una vittoria su Tsitsipas, il dio greco re a Montecarlo, che oggi si è sbranato in un sol boccone il canadese Felix Auger Aliassime. Sarà dura perché Stefanos è davvero al top della forma e della fiducia, ma è inutile nascondersi, l’obiettivo è arrivare in fondo.

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