Non tutti i tennisti sono d’accordo sul fondo di solidarietà

Si è discusso molto negli ultimi giorni sul famigerato fondo di solidarietà da destinare ai giocatori di ranking più passo (Player Relief Fund, nove milioni di dollari per i professionisti con una classifica compresa tra la posizione n. 250 e 700) al quale stanno lavorando Atp, Wta, Itf e i quattro Slam.
L’dea di un fondo del genere che ha visto l’approvazione di diversi tennisti tra cui i Big 3 ha anche riportato al centro della discussione la problematica legata alla distribuzione dei compensi nel tennis (uno sport visto sempre come una roba da ricchi ma molto più complesso nei suoi meccanismi interni).
Dominic Thiem non è sembrato molto favorevole a questa forma di beneficienza: “Conosco il circuito Future, ci ho giocato per anni. Ci sono molti giocatori che non danno tutto per il tennis e sono poco professionali. Non vedo perché dovrei regalare loro dei soldi. Preferisco fare donazioni alle persone o alle istituzioni che ne hanno veramente bisogno”, auspicando altri tipi di soluzione.

Dominic Thiem

Le dichiarazioni dell’austriaco hanno trovato d’accordo diversi colleghi più o meno famosi non tanto nella forma di quanto affermato ma sicuramente nella critica all’attuale sistema di ripartizione dei montepremi. Illya MarchenkoDustin Brown e John Millman hanno detto la propria via Twitter.
L’ucraino attualmente numero 200 al mondo ha twittato: “Penso che andrebbe riparato il sistema e non con questo tipo di cose di beneficenza. I giocatori dovrebbero ottenere ciò che meritano e meritiamo molto di più di quello che stiamo ottenendo in questo momento. I giocatori di livello inferiore non hanno sponsor e spettatori, ma senza di loro il tennis non esisterebbe”.
Dello stesso avviso sembra essere anche l’australiano Millman (numero 43 del mondo) che ha condiviso l’analisi dell’ucraino parlando anch’egli di nuove soluzioni per ridistribuire il denaro dei vari montepremi. Curioso (come sempre) quanto dichiarato da Brown: “A partire dal 2004 ho vissuto in un camper, sopravvivendo di settimana in settimana con i soldi che guadagnavo e accordando anche le racchette per altri giocatori per 5 €. Se tutto questo fosse successo allora, mi sarebbe costato la carriera”.
La verità è che il Coronavirus oltre ad aver creato una quantità incalcolabile di “nuovi” problemi ha pesantemente accentuato alcune criticità che già persistevano da tempi immemori nel mondo del tennis e quella della ripartizione dei compensi (per uno sport dove di denaro ne gira parecchio) era forse la prima della lista. Che sia un’occasione irripetibile per aggiustare le cose?

Alessandro Zecchini

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