Rafa e Nole, ancora loro

Rafael Nadal e Novak Djokovic hanno superato nelle scorse ore i rispettivi avversari di semifinale, l’ucraino Marchenko e il ceco Berdych e si ritroveranno nella finale Atp di Doha per una sfida attesissima.  Dopo avere conquistato 27 master 1000 e 14 titoli dello Slam il maiorchino è entrato di diritto nella leggenda di questo sport. Come spesso accade, arrivato all’apice del successo dopo la finale di Parigi, dell’8 giugno del 2014, in cui ha conquistato il suo nono storico Roland Garros, proprio contro Novak Djokovic, il maiorchino ha iniziato una parabola discendente che è sembrata inarrestabile, sino a qualche mese fa. Infortuni, scarsa forma psico-fisica, perdita di fiducia e confidenza hanno preso il sopravvento sui muscoli, i recuperi impossibili, i pesanti diritti in top-spin… Di contro, invece, il tennista serbo ha inanellato una serie impressionante di vittorie che lo ha portato ad un passo dallo storico Grande Slam. Ironia della sorte ha voluto che si sia interrotta, proprio, su quella terra rossa parigina tanto cara allo spagnolo. Anche se non per mano sua. Ma come è stato possibile tutto questo?

Il lavoro fatto da Nole, in questi ultimi anni, lo ha reso quasi immune ai colpi degli avversari. Anche i più incisivi. Come se avesse sviluppato degli anticorpi. E’ riuscito ad annichilire giocatori in top ten. Solo Federer è riuscito a battere tre volte Nole in questo 2015. Ma mai in un major. Cosa, invece, riuscita all’outsider Wawrinka. Capace di interrompere la corsa inarrestabile del numero uno del mondo verso un sicuro storico Grande Slam. Azzardando un parallelo con un libro poco conosciuto di Mark Twain, lo spadaccino numero uno non teme il numero due ma, piuttosto, l’imprevedibilità dell’ultimo arrivato. Poco conosciuto, fuori dagli schemi. Non è un caso, che abbia perso contro Wawrinka. Non è un caso che RF stia allenando nuovi schemi di gioco: la SABR, il serve&volley… Nel tentativo di scalfire le difese del tennista di Belgrado. In una intervista rilasciato qualche giorno fa, Nadal ha confermato di avere lavorato più duro del solito durante questa off-season. Non tanto sull’aspetto fisico o psicologico ma, quanto sulla ricerca di nuove soluzioni al suo gioco. Sto cercando di giocare quanto più possibile dentro il campo, dice lo spagnolo. Migliorando al risposta al servizio ed i vincenti. Siamo certi, quindi, che una possibile finale tra i due possa giovare allo spagnolo? Che rivelerebbe, così, le sue carte permettendo al tennista serbo di riorganizzarsi? Soprattutto in vista dei prossimi Australian Open?

Redazione Tennis Circus

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