Tennis e soldi: gli ingaggi di partecipazione

I tennisti nei primi cinquanta al mondo hanno (sulla carta) l’obbligo di giocare gli Slam e 8 dei nove Master 1000 stagionali, con l’eccezione del torneo di Montecarlo. Al di fuori però dei primi due livelli del circuito, ci sono gli ATP 500 e i 250. In particolare i tornei del circuito 500 (un numero, comunque limitato) stanno cercando di essere sempre più competitivi in modo tale da attirare sponsor e pubblico. Una delle carte che perseguono sempre più è quella degli ingaggi di partecipazione di un top 10.

INGAGGI – Di cosa si tratta? Semplice: contatto il management di un top 10 e gli propongo di firmare un contratto in base al quale il tennista viene a giocare il mio torneo per uno o più anni, e lui riceve un bell’ingaggetto per la partecipazione. Lo puoi giocare bene o male, è quasi secondario, l’aspetto più importante per l’organizzatore del torneo è quello di riuscire a giocarsi in anticipo nella comunicazione e nel marketing del torneo la presenza del Nadal o del Federer di turno per poter attirare maggiori sponsor e vendere in anticipo la stragrande maggioranza dei biglietti. A volte, peraltro, questo simpatico meccanismo può innescare una sorta di rivalità tra tornei, che si tramuta in una sottospecie di asta volta a portarsi a casa il tennista più ambito. Uno degli esempi che si possono rinvenire nel calendario è quello dei tornei di Vienna e Basilea, entrambi nella seconda metà di ottobre, parte integrante della stagione indoor di fine stagione – caratterizzata, peraltro, dai consueti forfait di fine stagione. Entrambe le competizioni hanno voluto infatti ingaggiare un top. Ha così avuto gioco facile il torneo di Basilea a portarsi a casa l’idolo delle folle, nonché autoctono della città Roger Federer: il ricco contratto con lo svizzero è stato rinnovato più volte e scadrà nel 2020.

TRATTATIVE PER NADAL – Torneo di Basilea che, in passato, aveva anche ingaggiato Rafael Nadal, con un triennale da un milione e mezzo di euro, tuttavia il maiorchino ha deluso l’organizzazione e i tifosi, partecipando solo due volte e non ottenendo risultati di spessore, così è sembrato più facile giocare in casa con the Swiss Maestro. E allora su Rafa si è buttato il competitor di Vienna, che sta trattando con l’entourage del dieci volte vincitore del Roland Garros un biennale sulle basi di un milione di euro. Qualora alla fine lo spagnolo decidesse di non andare, ecco entrare in campo la carta Novak Djokovic che, sebbene stia ottenendo pessimi risultati nel 2018, è e sarà un nome ancora in grado di attirare le folle e, di conseguenza, soldi. E questi citati sono solo esempi: lo stesso Federer ha un contratto in essere per tutta la sua carriera con il torneo di Dubai, e non parliamo dei soldi che girano intorno alla nuova (ed eccessivamente pompata) Rod Laver Cup. Tutto questo mentre fuori dai primi 100 al mondo si fatica ad andare alla pari con le spese e, se non si è nei primi 20-30 al mondo, difficilmente si può portare in giro uno staff che non comprenda esclusivamente il coach e (forse) il fisioterapista. Uno sport, due mondi diversi.

Giovanni Romano

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