Us Open 2018 al giro di boa, promossi e bocciati della prima settimana

Dai big three a Zverev, da Murray a Wawrinka, dalla Little Italy alla NextGen, dall'abbigliamento di Fognini all'arbitro-coach: cosa è successo nei primi sette giorni a New York - A cura di Tennis Fever
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[tps_title]Poor Andy[/tps_title]

Big three, dunque. Ma una volta non erano i big four? Sì, una volta. Quando di questo gruppo di “Dei del tennis” faceva parte anche Andy Murray. Numero 1 del mondo per 41 settimane a cavallo del 2016-2017, a metà dello scorso anno è cominciato il crollo verticale, a causa dei problemi fisici all’anca, cui hanno fatto seguito un delicato intervento chirurgico e un lungo stop, che lo hanno fatto scivolare addirittura in posizione 832 del ranking mondiale. E’ brutto da dire, perché il Murray visto a New York quest’anno ha fatto filtrare lampi di classe cristallina, ma la sensazione è che difficilmente, a 31 anni, potrà tornare ai livelli pre-infortunio. Nel match contro Verdasco, che lo ha battuto in 4 set, a un certo punto sembrava facesse addirittura fatica a camminare tra uno scambio e l’altro. Da stringere il cuore.

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