Us Open, lavori in corso

Mentre l’incertezza regna sovrana sul destino della stagione 2020, gli organizzatori dello Slam newyorkese sembrano determinati ad andare avanti a ogni costo.

Naturalmente, a ogni dichiarazione o comunicato, non manca la chiosa di rito sulla salute come priorità assoluta. Doveroso. Però il tam tam di notizie più o meno ufficiali non nasconde una forte determinazione a giocarli, questi Us Open. È più che legittimo, visti gli interessi economici e visto anche il periodo dell’anno, non esattamente tra due giorni. In quattro mesi può succedere di tutto, per cui ci sta che gli organizzatori non si precludano niente, fermo restando che la decisione andrà presa con largo anticipo – si parla di giugno come deadline.

Certo, sapendo ciò che accade oggi nella Grande Mela, con l’inquietante dettaglio dello stadio centrale Arthur Ashe trasformato in un ospedale da campo, fa abbastanza impressione leggere che la prima ipotesi di lavoro sia quella di giocare il torneo senza alcuna variazione di luogo o di data e con il pubblico sugli spalti. Ma di opzioni sul tavolo ce ne sono naturalmente altre, compresa quella di restare a Flushing Meadows, ma a porte chiuse. L’altra via suggestiva ma tutto sommato praticabile è quella di uno spostamento a Indian Wells, anche in virtù del fatto che la situazione in California è al momento decisamente migliore e in proiezione potrebbe risolversi più facilmente. Gli impianti del primo evento del Sunshine Double sono in grado di ospitare un grande evento, su questo non ci piove, e la regione sarebbe ben felice di recuperare l’indotto perso a causa della cancellazione del master 1000 di febbraio. Le variabili da considerare sono tante e per nulla scontate, se pensiamo che, a prescindere dal pubblico, dovrà convergere nella location prescelta un bel carrozzone di gente proveniente da ogni parte del mondo. Al momento pare davvero complicato anche solo pensarci ma la USTA ci crede e ci proverà con tutte le sue forze, sempre concordando ogni passo con ATP e WTA, in un aggiornamento costante – precisazione non del tutto superflua dopo lo spostamento unilaterale del Roland Garros, che ha sollevato un polverone di polemica.

Sembra lontano il ricordo della scorsa edizione: l’esplosione di Medvedev e una finale ad alto rischio per l’esponente di turno dei big three, nella fattispecie Rafa Nadal che ha dovuto lottare cinque set per vincere il titolo, ma anche un Berrettini semifinalista e sognatore, Nole e Roger affossati da problemi fisici, un Dimitrov che non si vedeva da tempo – e che per inciso non si è più visto neanche dopo – e tanto altro ancora. Emozioni che speriamo di rivivere al più presto. Non è chiaro ancora quando, né dove, ma sapere che accadrà è già di per sé un bel tuffo al cuore.

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