Chi ha seminato zizzania a Wimbledon?

Per i 28 giardinieri che curano i 41 campi erbivori di Wimbledon durante il torneo, il lavoro è quasi una religione. Tutto deve essere realizzato alla perfezione nei minimi dettagli. Andiamo a vedere più da vicino...

“ “Voi avete quell’’altro sport lì, il calcio.… Ho sentito che addirittura avete i coloranti verdi per rendere il terreno più elegante alle telecamere, Santo Cielo!””

Capo giardiniere di Wimbledon

Anche quest’anno i giardinieri dell’All England Lawn Tennis Club hanno lavorato duramente per preparare i campi e rendere l’erba più famosa del mondo al limite della perfezione, nell’ottica di ottenere il miglior colore oltre alla maggior resistenza all’uso. La manutenzione costante fa sì che vengano impiegati a tempo pieno 16 giardinieri, che diventano 28 durante il torneo. Il circolo infatti ha 41 campi in erba, divisi in 19 campi per i Championships e 22 campi per l’allenamento. Gli unici campi utilizzati esclusivamente per il torneo sono il Centrale e il numero 1, tutti gli altri possono essere utilizzati dai soci quando il torneo non è in corso. Il complesso comprende in tutto 42 acri (circa 17 ettari) di court, ma forse non tutti sanno che nel Tennis Club nel sud-ovest della capitale inglese si può giocare anche su 8 campi in terra, 5 indoor e 2 campi in duro (in totale i campi sono 56).

Dal 2001 i campi di Wimbledon sono realizzati esclusivamente in loglio inglese, una varietà di graminacea resistente, che deve essere tagliata rigorosamente a 8 millimetri di altezza, come da tradizione del torneo, perché con queste misure la pallina rimbalza meglio e il gioco è più fluido. Da settembre a febbraio la manutenzione è relativamente semplice: bisogna mantenere l’erba a circa 12-13 millimetri e utilizzare prodotti destinati a curare o prevenire malattie, erbacce ed epidemie. I campi non vengono coperti, si lascia che gli elementi facciano il loro corso secondo la volontà della natura. Impossibile calpestare i campi e rovinare l’erba perché i campi sono recintati da un sistema di fili elettrici che evita gli attacchi delle volpi della campagna circostante. Inoltre è compito dei giardinieri far arrivare quattro falchi, due volte la settimana, per far scappare gli uccelli. Poi da marzo l’altezza del taglio si abbassa ai 10 millimetri, a fine aprile si iniziano a dipingere le linee sui campi, per poi ridurre l’altezza a 9 millimetri. I campi vengono fertilizzati e irrigati continuamente, pressati con rulli pesanti per renderli uniformi e favorire il rimbalzo della pallina e infine disinfestati da lumache, funghi ed erbacce.

Durante il torneo viene misurato continuamente il grado di usura del campo, la durezza della superficie e la capacità di rimbalzo della pallina. Inoltre va controllato regolarmente anche il grado di greeness del manto erboso (quanto è verde, in altri termini) e il suolo utilizzato che, ormai si sa è ad alto contenuto di argilla, qualle che in inglese chiamano clay: forse per questo lo Scriba del tennis, Gianni Clerici, ribattezzò ‘erba battuta’ l’ostico manto di Wimbledon. “Non abbiamo fatto nulla per rallentare i campi – si giustificano i giardinieri di Wimbledon – Semplicemente i campi sono più sodi, stabili, e la palla rimbalza più alta. Questo forse dà l’impressione che vada più lentamente, ma in realtà è il rimbalzo più alto a dare ai giocatori maggior tempo di reazione”. I campi si sono sicuramente sedimentati nel corso degli anni e dopo innumerevoli ore di gioco e lavoro il terreno è perfettamente bilanciato tra solidità e non eccessiva durezza.

Per verificare il lavoro dei giardinieri ormai basta collegarsi al sito di Wimbledon che pubblica ogni mese aggiornamenti sullo stato dei famosi court, mentre su Twitter viene aggiornato quotidianamente il profilo Wimbledon Groundsman con foto e video che mostrano i trattamenti e la manutenzione nei campi, dalla semina, alla disinfestazione fino al tracciamento delle righe. Ovviamente nessuno scoprirà mai quale seme, quale taglio, quale trucco viene adoperato, ma se ci fosse qualcuno che ha letto il Vangelo ricorderebbe bene dove ha già sentito nominare il loglio e capirebbe dove sta l’inganno.

Proprio in una della più note parabole la zizzania, che si mescola alle erbe buone per avvelenarle, non è altro che una varietà della comune graminacea conosciuta come lolium (loglio). Insomma se l’erba di Wimbledon non è più così veloce e il rimbalzo della pallina da tennis ormai è così predictable, il motivo è ormai chiaro: qualcuno ha voluto seminar zizzania.

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