Federer più veloce del tempo!

Roger Federer ieri è diventato ancor più grande vincendo il suo 19esimo titolo Slam, l'ottavo a Wimbledon senza perdere un set dominando in finale il rivale croato Cilic.
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La dimensione mistica pervade il centrale di Wimbledon.

Tutti si sentono come permeati da un flusso empatico palpabile nell’aria fulcro emotivo di una atmosfera surreale.

Si avverte il peso specifico del decorso storico dei ridenti prati di Church Road calcati un tempo da leggende che oggi si inombrano divenendo spettatrici di una sceneggiatura semplicemente più grande.

Ha pianto ReRoger, dopo una composta ed appagata esultanza, regalandoci l’opportunità, unica nel panorama della mercificazione sportiva attuale, di poter determinare lo spessore morale e la profondità umana del genio svizzero, che smuove coscienze ed innesca vibrazioni.

Le lacrime che consacrano il Divino all’immortalità sgorgano copiose dagli occhi, teneramente rivolti ai figli, scavati dalla stanchezza e dalla matura consapevolezza dell’impresa irripetibile compiuta e che brillano di affettuoso orgoglio, custodiscono preziosamente quell’affascinante dimensione paterna, velata dalla necessità di trovare il sottile equilibrio tra famiglia e tennis.

L’ottavo successo del Divino nel giardino dell’Eden, che stacca i sette successi di Sampras, lo pone in un’atmosfera nella quale gravita in una leggendaria esclusiva solitudine costruita in 14 anni di successi e giustificata da una rinascita umana prima che sportiva, che lo indentificano con la dimensione ultraterrena.

Quest’epico trionfo ci rivela la genuina capacità di meravigliarsi nonostante gli innumerevoli successi, l’umiltà necessaria per reinventarsi tatticamente e per comprendere l’importanza di assumere una posizione propositiva, l’instancabile dedizione, l’imperituro ardore misto alla consapevolezza dei propri mezzi, l’infinita, elegante e regale classe delle movenze, l’incorporea leggiadria e l’apparente inesistenza di uno sforzo esibite con la consueta compostezza.

Federer diviene per essere sublimazione corporea di onnipotenza sportiva e dell’eterno fascino di chi trova in se stesso gli appigli emotivi per rimanere competitivo e gli stimoli necessari affinchè la paura di incorrere nella frustrazione del tramonto sportivo venga vista nel tentativo del raggiungimento della grandezza di chi persegue il senso della vita nel conseguimento dei sogni.

King Roger vive la sua seconda esistenza tennistica con la rapidità necessaria a chi corre contro il tempo, a chi probabilmente il tempo lo ha fermato.

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